Il deputato Stefano Fassina dice addio al Pd

stefano fassina con le braccia conserte in transatlantico

Ieri pomeriggio, in sordina, ha lasciato il Pd anche Stefano Fassina. Un addio annunciato da tempo. Troppi i contrasti con il premier segretario. Tutto era cominciato un anno fa con il famoso “Fassina chi” e le dimissioni dal governo. Poi è stato scontro su tutto. Sull’Italicum, sul Jobs Act, sulla riforma costituzionale e infine sulla buona scuola. Fassina aveva messo le mani avanti. “Se verrà messa la fiducia sulla riforma della scuola mi dimetterò”. Ieri la fiducia è stata annunciata e così il deputato democrat ne ha preso atto. “Io credo che sia il momento, per quanto mi riguarda, di prendere atto che non vi sono più le condizioni per andare avanti nel Pd e insieme ad altri proveremo a costruire altri percorsi. Altri percorsi che portano non a una testimonianza minoritaria ma a fare una sinistra di governo su una agenda alternativa” ha detto Fassina ieri pomeriggio in un incontro del circolo Pd di Capanelle.

Costruire l’asse a sinistra del Pd

Fassina lascia in polemica con il governo (leggasi però Renzi). “La scelta del governo di porre il voto di fiducia sul disegno di legge sulla scuola è uno schiaffo al parlamento e all’universo della scuola che in questi mesi si è mobilitato per un intervento innovativo e di riqualificazione della scuola pubblica. Il testo del maxi emendamento predisposto dal governo si limita a qualche ritocco cosmetico. Il Pd mette la fiducia su un testo che contraddice profondamente il programma sul quale siamo stati eletti. Un testo ispirato nel suo principio guida alla riforma Aprea, sottosegretaria del governo Berlusconi. È Inaccettabile il ricatto sulle stabilizzazioni”.

Ora il futuro per Fassina si chiama Possibile, la creatura politica di Civati. Domenica era in prima fila alla presentazione. Le parole dette a margine dell’evento erano i prodromi all’uscita dal Pd. “Bisogna ricostruire un campo largo di centrosinistra per provare a riportare a sinistra l’iniziativa politica, quella parte di popolo democratico che a partire dalle Regionali in Emilia-Romagna non è andata a votare e che votava Pd ma ha trovato le scelte del Pd sul lavoro, sulla scuola profondamente contraddittorie con il programma del partito”.

VIDEO Fassina a iniziativa Pd Capannelle “Lascio il Pd”

https://www.youtube.com/watch?v=gF0LHJgTgNQ

La conferma arriva nel primo pomeriggio

Alcune voci parlavano di un dietrofront di Fassina. Così non è. Il deputato democrat conferma il suo addio al Pd in una conferenza stampa alla Camera. Con lui abbandona il Pd Monica Gregori. “Servivano 4 correzioni profonde per migliorare il ddl sulla scuola e invece questo non è avvenuto. Si è messa la fiducia, si è chiusa ogni possibilità di dialogo e si è voluta fare l’ennesima forzatura. La scuola è solo l’ultimo passaggio di una vicenda che ha compreso la delega lavoro e il cosidetto Jobs act, non abbiamo condiviso le riforme costituzionali e legge elettorale e infine, l’ultimo passaggio di una progressiva regressione, quello della scuola” ha spiegato Fassina annunciando il suo addio. “Il 4 luglio a Roma – ha detto Fassina annunciando un’assemblea nazionale al Palladium di Roma -, insieme a Monica Gregori, Pippo Civati, Sergio Cofferati, Luca Pastorino, Daniela Lastri e altri uomini e donne che hanno lasciato il Pd e si sentono abbandonati dal Pd, ci ritroveremo per avviare un percorso politico sui territori”. “Un percorso – ha proseguito – che possa raccogliere quelle tante energie che in questi mesi sono andate nell’astensionismo e sono tornate a casa”.