Francia, NSA: dopo le rivelazioni di Wikileaks, il presidente Hollande condanna gli atti di spionaggio Usa ai danni dei leader francesi.
Francia, NSA: inaccettabile minaccia
Secondo quanto rivelato da Wikileaks, la National Security Agency (NSA) ha intercettato le comunicazioni dei presidenti francesi Jacques Chirac (1995-2007), Nicolas Sarkozy (2007-2012) e Francois Hollande (all’Eliseo dal 2012). Le intercettazioni hanno riguardato anche diversi ministri francesi e l’ambasciatore transalpino a Washington.
Hollande ha definito “inaccettabile” l’operato dell’agenzia di intelligence Usa, avvertendo che non tollererà alcuna minaccia alla sicurezza e agli interessi della Francia. L’ambasciatrice americana Jane Hartley è stata prontamente convocata per discutere della questione: dalla Casa Bianca negano di essere interessati alle attuali comunicazioni di Hollande.
D’altra parte, i documenti in possesso di Wikileaks sembrano confermare che l’NSA ha intercettato le comunicazioni dei vertici della République dal 2006 al 2012. Non sembra che questo aspetto sia stato del tutto smentito.
Francia, NSA: tra ipocrisia e normalità
Julian Assange, animatore del progetto Wikileaks, su Libération ha scritto che non solo spiare “all’estero” è l’ultima frontiera della sorveglianza ma anche che è proprio questo il punto cardine della nuova legge francese in materia (discussa proprio oggi).
L’accusa di “ipocrisia” nei confronti dei massimi vertici della nazione è stata rinnovata anche da alcuni deputati francesi. Bernard Debrè, membro del Partito Repubblicano, sul suo blog ha scritto “oggi ci stupiamo di essere stati stupiti dall’NSA, che dopo aver incassato tutte le critiche ha deciso di ridurre drasticamente la propria attività, mentre oggi la Francia sta andando nella direzione opposta”.
A tale lettura si aggiunge il parere di Arnaud Denjean, ex dirigente del DGSE ovvero il servizio di sicurezza francese ed ora eurodeputato del Partito Repubblicano: “è tutto molto emozionante ma a livello tecnico e geopolitico non c’è niente di scandaloso sul fatto che ci stiano spiando, essere alleati non significa raccontarsi tutto”, insomma, “un diplomatico sa di essere un bersaglio per le agenzie di informazione straniere, si tratta di prendere le giuste contromisure difensive”.