“Per noi, in Italia, l’Europa è questo: un faro di civiltà, non un muro di paura”. Con queste parole il presidente del Consiglio Matteo Renzi è intervenuto in Senato per la comunicazione istituzionale che precede il Consiglio europeo in programma nei prossimi due giorni a Bruxelles.
Un intervento a tutto tondo
Quella del premier è stata una riflessione ad ampio spettro che ha toccato le tematiche più sensibili e impellenti dell’odierno dibattito politico-istituzionale: la gestione dei flussi migratori, l’accoglienza e il collocamento dei migranti, le questioni legate alla sicurezza e ai trattati di circolazione dell’area geopolitica europea, senza disdegnare un passaggio sui prossimi progetti di riforma e sulla crisi debitoria greca.
Abbandonare la dialettica dell’io
Renzi ha sottolineato la necessità di un cambio di passo decisivo nel paradigma etico e civile dell’ Ue. Una rotta dialettica diversa che miri all’inclusione collettiva delle responsabilità e che aggiri con intelligenza i belligeranti fuochi fatui degli egoismi nazionali: “Noi siamo un grande paese che è nelle condizioni persino di permettersi di fare da solo. È l’Europa che non può permettersi di fare da sola, di avere una politica estera affidata ai singoli Stati”.
Un problema generalizzato
“Solo con uno sguardo provinciale si può pensare che il problema si fermi a Ventimiglia. Il problema dell’immigrazione nel mondo globalizzato è un problema che ha residenza a Calais, in Arizona, in Texas, in Birmania, nello Stretto di Malacca, che ha residenza nel nostro amato Libano dove il numero di rifugiati e profughi è incredibile”, ha proseguito il segretario del Pd all’interno dell’aula di palazzo Madama. Dirimente per l’ottenimento di risposte pratiche all’emergenza legata al fenomeno dei flussi migratori diventerebbe dunque l’accettazione comune di una strategia d’intesa, di un corpus politico di regole sistemiche basate su di un solido presupposto costituente: “Chiediamo all’Europa di prendersi carico e cura di altre persone insieme a noi. L’Ue parta da queste regole: chi ha diritto all’accoglienza deve essere accolto”.
Riguardo alle recenti esternazioni d’intolleranza internazionale e all’avanzamento di soluzioni estreme, quali la recente proposta ungherese riguardante la costruzione di un muro di respingimento sulla linea di confine, Renzi ha poi sostenuto con decisione la linea diplomatico-collegiale lanciando un monito preciso: “Dobbiamo evitare il ritorno dei muri. Noi che abbiamo visto l’Europa che i muri li buttava giù”.
Il passaggio sulla crisi economica greca e sulle riforme
Altri due nodi gordiani importanti sono stati successivamente oggetto della relazione del premier al Senato. Il primo ha riguardato la recente crisi debitoria ed economico-finanziaria di Atene. Il presidente del Consiglio ha individuato una direttrice di pensiero, in seno all’Ue, la quale faticherebbe ad accordarsi con una risoluzione positiva del dossier monetario ellenico.
“Con Atene ci vuole chiarezza: il governo deve sapere che esiste una fortissima pressione da parte dell’opinione pubblica di alcuni Paesi per utilizzare questa finestra per chiudere i conti con la Grecia, per eliminare una volta per tutte la questione della presenza della Grecia nella zona euro”. Importante per tutta la comunità economica del vecchio continente risulterà la scadenza debitoria che il paese ellenico dovrà onorare con il Fondo Monetario Internazionale entro la fine del mese in un regime di “sforzo reciproco, da parte delle istituzioni europee e della Grecia”.
Volendo infine fugare qualsiasi dubbio circa un possibile contagio finanziario a seguito di un eventuale default greco, Renzi ha notato come il nostro paese goda di una “clausola di salvaguardia che permette all’Italia, in un periodo di turbolenza, di stare al sicuro e non sul banco degli imputati” indicando senza alcun tentennamento tale tutela nelle riforme istituzionali già implementate e in quelle in corso d’opera.
Riccardo Piazza