Sulla base di quanto stabilito dalla Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare, il governo italiano ha deciso di fare ricorso all’arbitrato internazionale per risolvere la controversia sui Marò con l’India. Nel febbraio 2012, le autorità del Kerala, Stato che appartiene all’Unione indiana, aveva arrestato due fucilieri di marina italiani – Salvatore Girone e Massimiliano Latorre – con l’accusa di aver ucciso due pescatori, scambiati per pirati in un’operazione di antipirateria nell’Oceano Indiano.
Ad annunciare l’attivazione dell’arbitrato è stato il ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale italiano con un comunicato stampa.
Il comunicato della Farnesina
“La decisione, che il Parlamento aveva sollecitato, è stata presa a conclusione della necessaria fase negoziale diretta con l’India e di fronte alla impossibilità di pervenire a una soluzione della controversia” specifica la nota della Farnesina, che ha aggiunto che “l’Italia a chiederà immediatamente l’applicazione di misure che consentano la permanenza di Latorre in Italia e il rientro in Patria di Girone nelle more dell’iter della procedura arbitrale”.
“Obiettivo”, continua il comunicato, “è la conclusione positiva della vicenda, protrattasi sin troppo a lungo, dei nostri due Marò ai quali il governo rinnova la sua vicinanza”.
Soddisfazione dei presidenti delle commissioni Esteri e Difesa delle Camere
Soddisfazione per l’attivazione dell’arbitrato è stata espressa anche da Fabrizio Cicchitto, Elio Vito, Pierferdinando Casini e Nicola Latorre, rispettivamente presidenti delle Commissioni Esteri e Difesa delle due Camere.
“Esprimiamo apprezzamento per la decisione del Governo di attivare, come richiesto da tempo dal Parlamento, la procedura dell’arbitrato internazionale per la risoluzione con l’India della vicenda dei Fucilieri di Marina, attivazione della quale eravamo stati informati nelle ore precedenti” scrivono i quattro parlamentari in una nota congiuta, nella quale sottolineato che “ora è il momento dell’unità delle Istituzioni e del Paese per vedere finalmente affermati, secondo le norme del diritto nazionale ed internazionale, l’innocenza e i diritti dei Marò e dell’Italia, dopo oltre tre anni di ingiusta detenzione”.