Attentato Tunisia: il governo reagisce chiudendo le moschee
Attentato Tunisia: 39 morti dopo gli spari a Susa, arrivata anche la rivendicazione dell’Isis, il governo risponde chiudendo le moschee.
Attentato Tunisia: la strage più grande
Dopo la crudeltà e la violenza inaudita vista sulla spiaggia di Susa, nota località balneare sul golfo di Hammamet, la Tunisia non sarà più la stessa. 39 i morti, altrettante le persone rimaste ferite in seguito all’attentato di ieri, il più grave mai avvenuto nella storia del paese (lo scorso 18 marzo in un attacco al Museo del Bardo erano morte 22 persone).
Ancora non si conosce con precisione la nazionalità delle vittime ma il primo ministro tunisino Habib Essid ha reso noto che la maggior parte di esse è britannica (probabilmente 8 morti), tedesca, francese e belga. Sicuramente è morto un cittadino irlandese.
Attentato Tunisia: mezz’ora da incubo
L’attentatore era travestito da bagnante, teneva un kalashnikov nascosto in un ombrellone che aveva ripiegato sotto il braccio: arrivato sulla spiaggia si è messo a sparare sui turisti (a quanto pare ha volutamente evitato di colpire i tunisini).
Continuando a sparare, è anche entrato nella hall del resort Riu Imperial Marhaba, inoltre, sembra che abbia lanciato una granata all’interno di una stanza in cui avevano trovato rifugio alcune persone fuggite dalla spiaggia. Pochi attimi dopo è stato freddato dalle forze di sicurezza tunisine: la sparatoria è durata all’incirca mezz’ora.
Attentato Tunisia: la reazione del governo tunisino
L’Isis ha rivendicato l’attacco venerdì sera: su diversi account Twitter vicini allo Stato Islamico è apparsa la foto del “soldato del Califfato” Abu Yahya Al Qayrawani, riconosciuto come l’attentatore di Susa. Il governo tunisino ha annunciato che la propria reazione consisterà nel chiudere 80 moschee dove si incita alla guerra santa.
Quella che per molti è al momento l’unica vera democrazia del mondo arabo (al governo una coalizione laica che ha scalzato Enhanda, partito islamista moderato), dunque, si schiera contro chi “diffonde veleno per promuovere il terrorismo” ha detto il primo ministro Essid.