Cofferati, Civati, Fassina e Vendola sono i nomi da cui dovrebbe ripartire la costruzione di un soggetto politico forte di sinistra. Alle recenti critiche di Speranza verso Renzi si sommano quelle dell’ex leader della Cgil, che all’indomani delle primarie perse in Liguria contro Paita, è stato il primo a gettare la spugna uscendo dal Pd.
Cofferati concentra la sua analisi proprio sul partito da cui è fuoriuscito pochi mesi fa: “Il Pd si è allontanato dalle ragioni per le quali è nato e c’è una trasformazione costante del suo profilo che non può essere definito più un profilo di riformismo forte. Sui temi cruciali prevale un orizzonte neocentrista che porta all’oscuramento di alcuni valori: il valore sociale del lavoro, il progressivo indebolimento delle protezioni sociali soprattutto verso i più deboli”.
Cofferati: far nascere sinistra moderna
Sergio Cofferati parla così del Pd di Renzi, in un’intervista al Fatto Quotidiano. “Si sono aperti varchi nei quali si proietta la destra populista e che non trovano dall’altra parte una risposta in grado di coinvolgere e affascinare. Questo spazio deve essere assolutamente riempito da una sinistra moderna che abbia i valori di riferimento da cui far discendere delle politiche”.
“Ulivo esperienza da salvare”
Per Cofferati l’esperienza da salvare è stata l’Ulivo, una “fusione a freddo” costruita sull’idea di “riformismo forte” che “poteva rilanciare un’idea moderna di sinistra. Il passaggio al Pd, però, non conferma l’idea ulivista”.
Occorre costruire una nuova classe dirigente: “Io penso – aggiunge citando Mao – che sia la stagione dei cento fiori. Il tempo di lavoro è lungo. Se la discussione parte dal contenitore non si va da nessuna parte”. Per questo ritiene “sbagliato accelerare” e creare subito un nuovo partito: “Darebbe il senso che basti mettere insieme quello che c’è”.