Accordo Grecia: il Paese è tecnicamente in default dalla mezzanotte di ieri, le trattative continuano informalmente e sembra che Tsipras sia pronto ad accettare le proposte dei creditori a fronte di piccoli cambiamenti. Intanto, si accende la campagna per il referendum sull’accordo; una “scelta azzardata” per il premier Matteo Renzi che dichiara: “la Grecia non è il paradigma dell’Europa che abbiamo in mente”. Invece, Carlo Sibilia (M5S) sul suo profilo Facebook ha scritto: “Caro Renzi fai come in Grecia, mandiamo a votare i cittadini italiani, chiediamogli se vogliono essere comandati dai tedeschi restando nell’euro o se vogliono essere liberi e sovrani nel proprio paese“. Sul caso è intervenuto anche il il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, in un questione time alla Camera: “L’Italia ha mantenuto in tutto negoziato posizione di grande apertura, sottolineando la necessità continuare a portare avanti un dialogo in un quadro in cui è le priorità della politica europea e nazionale siano crescita e occupazione”, ha spiegato sottolineando che “l’uscita dall’euro della Grecia non è mai stata un’opzione”.
Accordo Grecia, Tsipras e la politica dei due forni
Nel pomeriggio il premier greco è tornato a parlare in tv. Ha invitato di nuovo i greci a votare no al referendum di domenica spiegando che “un voto negativo al referendum non significherebbe dire no all’Europa, ma tornare a un’Europa di valori. Noi vogliamo difendere le vostre pensioni, vogliamo che restino pensioni, non elemosine. Questa situazione non durerà ancora per molto”. Poi si è rivolto all’Europa “Vogliamo un accordo con i partner europei, ma che sia sostenibile”. “La Grecia – assicura Tsipras – resta al tavolo negoziale. Mente chi dice che abbiamo piani per una Grexit”.
Accordo Grecia: come la Somalia
La Grecia non ha versato la rata (1,6 miliardi) del rimborso per i prestiti ricevuti al Fondo Monetario Internazionale, dunque, dalla mezzanotte di ieri è tecnicamente in default con l’FMI. Solo altri 3 paesi sono attualmente nella stessa situazione Somalia, Zimbabwe e Sudan. Come conseguenza del default, nel breve termine, Atene non potrà accedere a nuovi prestiti, invece, nel lungo termine, potrebbe perdere il diritto di voto e poi essere espulsa dal Fondo Monetario Internazionale: a quel punto diventerebbe davvero difficile trovare dei prestiti a meno di offrire alti tassi d’interesse.
Accordo Grecia: nuovi prestiti
La Grecia, non raggiungendo un accordo con i creditori sull’estensione del piano di salvataggio del 2012, ha perso 16 miliardi di aiuti in varie forme. Tuttavia, le trattative per un nuovo prestito non si sono interrotte: nel primo pomeriggio di oggi, l’Eurogruppo si riunirà per esaminare una nuova proposta di Atene.
Il governo Tsipras potrebbe chiedere di attingere al Fondo salva-stati (MES) per un prestito della durata di 2 anni ma per ottenere un nuovo prestito la Grecia dovrebbe assicurare la riduzione della spesa pubblica (finora Tsipras si è sempre dimostrato poco propenso a misure in questa direzione). Inoltre, un prestito da parte del MES deve essere approvato da tutti i governi dell’Eurozona: dalla Germania non perdono occasione per ribadire il proprio “no” a nuovi prestiti prima del referendum di domenica.
D’altra parte stanotte Tsipras ha inviato una lettera a Bruxelles per manifestare la propria disponibilità ad accettare tutte le proposte dei creditori internazionali, chiedendo solo due modifiche l’innalzamento dell’età pensionabile entro il 2022 (invece che dall’ottobre di quest’anno) e il congelamento dell’IVA al 30% per le isole.
Grecia: la questione referendum
Domenica i greci dovranno scegliere se accettare o meno le condizioni poste dall’Ue per il salvataggio del paese. Indetto, dopo un’estenuante sessione di trattative, nella notte tra il 26 e il 27 luglio, il referendum verterà su una proposta che, il 25 giugno, era ancora in bozza: non viene considerata definitiva dalla controparte (BCE, UE, FMI), per il giorno della consultazione è altissima la probabilità che si già diventata obsoleta. Euclide Tsakotolos, capo negoziatore greco, ha dichiarato in queste ore che “se alla Grecia fosse fatta un’offerta che non si può rifiutare”, il referendum potrebbe essere messo in discussione.
Grecia: le parole di Jean Marie Le Pen
Anche Jean Marie Le Pen, intervistato dal Tempo, non rinuncia a dire la sua sulla Grecia. La possibile uscita di Atene dall’Unione Europea – per il fondatore del Front National – è “l’inizio della fine”. Tsipras? Solo un elemento che marca “la fine di un’illusione costosa“.
Intanto, dalla Germania (in primis Schauble ma anche la Merkel) ribadiscono che non si intavoleranno nuove trattative con il governo Tsipras se non dopo il referendum: anche nel caso in cui i negoziati ricominciassero – ha precisato il ministro delle Finanze di Berlino – “la situazione sarà completamente diversa“. A tal proposito, il Wall Street Journal, citando fonti interne all’Eurogruppo, riferisce che il primo ministro greco potrebbe annullare la consultazione fissata per domenica.
Da Atene, nel frattempo, si ridimensiona la notizia diffusa dal Financial Times. In pratica, non sono state accettate tutte le richieste dei creditori: si continua a chiedere un finanziamento da parte del Fondo Salva Stati.