Il River Plate tinge nuovamente Buenos Aires di biancorosso
Undici mesi dopo la storica finale disputatasi al Santiago Bernabeu di Madrid, River Plate e Boca Juniors sono tornate a fronteggiarsi in Copa Libertadores, stavolta nelle semifinali della più importante competizione sudamericana per club. Ma alla fine ad uscirne indenni sono stati ancora una volta i Millonarios, che avranno dunque la chance di difendere il titolo conquistato in Spagna nel dicembre 2018.
LEGGI ANCHE: Scarpa d’oro 2019\20, si fa sul serio: sale Immobile, Lewandowski c’è
Il Boca si arrende ancora, gode il River
Il 2-0 rifilato agli xeneizes qualche settimana fa tra le mura amiche del Monumental è bastato ai biancorossi per superare il turno, nonostante la vittoria boquense nella nottata. Il gol di Hurtado all’80’ minuto ha ridato speranza alla squadra di De Rossi, ma gli assalti finali non sono bastato e alla Bombonera si stanno rivivendo gli spettri della passata stagione.
Due débacle del genere contro gli eterni rivali e in così poco tempo l’una dall’altra pesano come un macigno e il Boca lo sa. Passare il turno avrebbe significato soddisfare un desiderio di vendetta che sarebbe stato comunque piccolo, ma quantomeno avrebbe sicuramente aiutato tutto l’ambiente. Il River però è squadra di Coppa e anche quest’anno lo ha dimostrato pienamente, andandosi a prendere l’ennesima finale nella quale sfiderà la vincente del derby brasiliano tra Flamengo e Gremio (1-1 all’andata), che si sfideranno questa notte alle ore 2:30 italiane (diretta DAZN).
Gallardo, l’Europa chiama?
Sarà dunque la settima finale per las galinas, che darà la possibilità di portarsi a casa la quinta Copa. Ancora una volta gran parte del merito è da assegnare al condottiero Marcelo Gallardo, che da quando siede sulla panchina del River ha riportato la squadra agli antichi fasti e rischia di vincere la sua terza Libertadores personale con questa squadra.
A prescindere da come andrà a finire sembra che per lui sia definitivamente giunto il momento di fare il grande salto di qualità ed emigrare in Europa. E non a caso nelle scorse settimane è stato accostato ad una delle panchine più importanti del mondo, quella del Barcellona. A 43 anni e dopo aver fatto incetta di titoli nelle ultime annate, a prescindere dalla destinazione Napoleon meriterebbe davvero una chance importante nel Vecchio Continente, già esplorato in passato quando da calciatore vestiva le maglie di Monaco e Paris Saint Germain.