OKI o NAI. Mentre i cittadini greci si preparano al voto di domenica prossima che deciderà le sorti del proprio Paese, il primo ministro ellenico, Alexis Tsipras, e il ministro delle finanze, Yanis Varoufakis, stanno pensando ad un piano B nel caso in cui a vincere fosse il fronte del “sì”.
Se si dovesse verificare questo scenario, auspicato da tutti coloro che vogliono la Grecia saldamente ancorata all’Unione Europea, il primo ministro, insediatosi solamente lo scorso gennaio, sarebbe pronto a rassegnare le proprie dimissioni.
A quel punto, le alternative possibili sarebbero due: formare un governo di unità nazionale guidato dall’ex governatore della Banca Centrale greca, George Provoupoulos, o la nascita di un esecutivo composto da esponenti di Syriza, di Pasok e dai filo-europei di To Potami, con Yannis Dragasakis Primo Ministro. Un’uscita di scena, dunque, di colui che, da molti era stato votato per portare avanti la lotta della Grecia contro l’austerità imposta dalla Troika.
Vittoria dei ‘no’ e piano segreto studiato da Varoufakis
Nel caso in cui, invece, al referendum di domenica prossima vincesse il fronte dell’OXI, Yanis Varoufakis avrebbe già in mente un clamoroso piano B: introdurre una moneta parallela all’euro con un cambio uno a uno. Un nuovo “veicolo monetario” che permetterebbe di ricapitalizzare le banche elleniche. Inoltre, nelle ore in cui circola in rete il crowdfunding per aiutare la Grecia a restituire al FMI il debito di 1.6 miliardi di euro, il ministro delle finanze greco sta anche studiando come funziona il Bitcoin, la moneta online.
Le tensioni e le voci del ritorno alla Dracma
Nella giornata di ieri si erano rincorse con insistenza le voci della preparazione della Grecia al ritorno alla dracma. Haris Theoaris, deputato del partito di opposizione To Potami, aveva affermato in Parlamento: “C’è già un team nell’ufficio del premier con personale dell’ufficio della contabilità generale che in questo momento sta lavorando sulla dracma”. Immediata la smentita del viceministro del Lavoro, Dimitris Stratoulis, per il quale Theoaris sta cercando di terrorizzare gli elettori: “Oltre ad essere uno scenario di fantasia, l’affermazione del signor Theoaris è il massimo dell’irresponsabilità. Si vergogni”.
Da Grexit 11 miliardi in più di spesa interessi per l’Italia
Un’uscita della Grecia dall’Eurozona potrebbe costare all’Italia 11 miliardi di euro di maggiori oneri sul debito pubblico. Il nostro Paese, stima S&P, fronteggerebbe l’aumento “più grande in assoluto” all’interno dell’Eurozona, a cui l’addio di Atene potrebbe costare in tutto 30 miliardi nel periodo 2015-2016.
Fmi: “Grecia avrebbe bisogno di 50 mld di euro fino al 2018”
La Grecia avrebbe bisogno di nuovi finanziamenti per 50 miliardi di euro (56 miliardi di dollari) fino al 2018 per far fronte all’insostenibilità del suo debito. Lo afferma il Fmi in un rapporto.
Francesco Ferraro