E’ stata inaugurata a Milano la mostra fotografica “One Day in Africa”, iniziativa della rivista Africa nell’ambito del Festival del Cinema Africano, d’Asia e d’America Latina in cartellone in varie sale a Milano.
La mostra racconta un giorno in Africa, cioè un giorno di vita in un continente che ha una voglia di vivere formidabile. Quella voglia di vivere che ormai, nell’appagata Europa, si vede sempre meno. Così si passa dal mercato di Mogadiscio, alle popolazioni di pastori della savana della Tanzania, ai campi profughi della guerra in Sud Sudan, alla valle dell’Omo in Etiopia dove le tribù locali praticano ancora antichi rituali, al Ruanda, piccolo e potente pese della regione dei Grandi Laghi investito da una modernità che sembra fuori luogo, ma che è reale.
Tante foto, autorevoli agenzie, fotografi famosi. Una bella mostra che ho visitato il giorno dell’inaugurazione ai bastioni di porta Venezia a Milano dove rimarrà fino al 12 di maggio. Poi girerà l’Italia.
Ho fatto il gioco che fanno i bambini. Ho esaminato i vari scatti e poi ho nominato la “mia” foto dell’anno. E’ uno scatto di un fotografo africano, del Congo-Brazzaville, per la precisione. Si chiama Baudouin Mouanda e ha pensato bene di riprendere una scena di vita quotidiana nel suo paese, una di quelle immagini che gli saranno passate davanti migliaia di volte. Una di quelle immagini che per gli abitanti di Brazzaville deve essere consueta, normale, addirittura banale.
La foto è stata scattata alle 21.30 su uno dei viali principali della capitale congolese e riprende gruppi di studenti che approfittano della luce pubblica per studiare. Luce pubblica che, evidentemente, non hanno in casa.
In primo piano c’è una ragazza che guarda in alto, come se cercasse di ricordare una frase che ha appena letto nel suo libro appoggiato sull’erba. O forse guarda in alto a quel lampione che gli consente di studiare. Dietro di lei ragazzi e ragazze che leggono, assorti, silenziosi, come fossero in una nostra asettica biblioteca.
Ecco quella foto parla. Racconta la voglia che hanno i giovani africani di avere una chance nella vita, la voglia di studiare, di affermarsi nonostante le poche opportunità.
Raffaele Masto