Grazie al successo di ieri di Denis Shapovalov su Gael Monfils, Matteo Berrettini sarà il terzo italiano di sempre ad approdare alle ATP Finals, dopo Panatta e Barazzutti. Un’impresa storica, arrivata 41 anni dopo l’ultima partecipazione italiana al Master di fine anno, che proietta il romano nel pantheon dei grandissimi del tennis italiano.
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Matteo Berrettini, la nascita di un campione
La parabola ascendente di Matteo Berrettini è stata clamorosa: basti pensare che la sua carriera a livello juniores è stata piuttosto mediocre, lui che è coetaneo di Gianluigi Quinzi (campione di Wimbledon juniores ed ex numero 1 del mondio junior) e di Filippo Baldi (ex numero 5 del mondo della categoria giovanile).
Erano loro i giocatori su cui l’Italia del tennis aveva gli occhi puntati, eppure non hanno ancora sfondato: a 23 anni non sono ancora entrati tra i primi 100 del mondo. Ce l’ha fatta il romano, che ha esordito nel circuito ATP due stagioni fa, a 21 anni, quando tennisti come Djokovic, Federer, Nadal, Zverev, Berdych e tanti altri erano già dei campionissimi alla stessa età. Solo l’anno scorso, a 22 anni, ha vissuto la prima stagione giocando quasi completamente nel circuito ATP, vincendo il primo titolo a Gstaad e terminando l’anno da numero 54 del mondo.
Ma la progressione che Matteo Berrettini ha compiuto da aprile 2019 ad oggi ha qualcosa di impensabile. Il romano non aveva iniziato bene l’anno, uscendo al primo turno a Melbourne e nei Master 1000 di Indian Wells, Miami e Montecarlo, poi però da allora i risultati sono iniziati ad arrivare con regolarità: vittoria nel torneo di Budapest, finale la settimana dopo in quello di Monaco di Baviera, terzo turno a Roma sconfiggendo Zverev. Poi la stagione su erba, con risultati insperati per un ragazzo che su questa superficie aveva giocato prima di allora pochissimo, come la vittoria a Stoccarda senza perdere mai il servizio né un set, la semifinale ad Halle e il 4° turno a Wimbledon.
Infine l’estate sul cemento americano: dopo un piccolo infortunio che gli ha fatto saltare qualche torneo, Matteo Berrettini si è spinto in semifinale agli US Open, sconfiggendo in quarti di finale Gael Monfils e procurandosi una vittoria che si è rivelata decisiva nella race to London che porta alle ATP Finals. Nelle ultime settimane dell’anno, nei tornei sul cemento indoor, sono arrivate le semifinali nel Master 1000 di Shanghai e nel 500 di Vienna.
Il romano ringrazia Shapovalov
Poteva rivelarsi fatale la sconfitta al primo turno questa settimana a Parigi-Bercy, ultimo Master 1000 dell’anno, arrivata per mano di Jo-Wilfried Tsonga. Berrettini, in preda alla tensione per un risultato che all’Italia mancava da troppo tempo, ha giocato una delle peggiori partite della sua stagione, perdendo in due set.
Nel frattempo Gael Monfils, ultimo rivale rimasto nella corsa alle ATP Finals, si è spinto fino ai quarti di finale e gli sarebbe bastato sconfiggere Denis Shapovalov per prendere il posto dell’azzurro; il canadese però ha giocato un match sontuoso, costellato di vincenti e accelerazioni sia col dritto che con il rovescio a una mano, sbagliando pochissimo e rispondendo alla grande al servizio del francese, che ha raccolto poco scendendo a rete.
Il tennis di Shapovalov è spettacolare, frizzante, spumeggiante e ha spento in un battibaleno non solo Monfils, ma anche il pubblico, tutto schierato per spingere a Londra il beniamino di casa. Il risultato è secchissimo: 6-2 6-2 per il canadese. Berrettini ringrazia e vola a Londra per le ATP Finals. E noi gli facciamo ovviamente un grande in bocca al lupo!