Il destino della Grecia è ancora in bilico: Atene potrebbe uscire dall’Eurozona entro luglio. Il ritorno alla moneta nazionale, che secondo molti analisti è possibile solamente uscendo dall’Unione Europea, è al centro dei programmi di molte forze politiche europee “sovraniste” che potrebbero tentare di unire i propri sforzi all’Europarlamento, anche se gli ostacoli ideologici e simbolici finora hanno sempre prevalso e, probabilmente, continueranno a prevalere.
Galassia No Euro: la “stella” Le Pen e i suoi “satelliti”
La battaglia anti-euro è ciò che maggiormente distingue Marine Le Pen dagli altri leader francesi più noti. Il referendum greco ha dato modo di vederlo. “L’unica soluzione per la Grecia è ritornare alla moneta nazionale e rinegoziare la restituzione del debito, perché il suo debito è stato causato dalla Troika” ha dichiarato alla vigilia della consultazione che ha visto trionfare il “no” all’accordo tra Atene e creditori. Storicamente il Front National è favorevole all’uscita dalla moneta unica attraverso un processo concordato con gli altri partner, da confermare per mezzo di referendum.
Anche se l’Olanda è uno dei paesi fondatori della moneta unica, il fronte delle forze politiche a favore della “Nexit” (Netherland exit) non smette di creare consenso attorno a sé. Il “Partito della Libertà” (PVV) ne è il maggiore sostenitore. Secondo uno studio commissionato dalla formazione capeggiata da Geert Wilders, nel caso uscisse dall’Euro entro gennaio 2015, l’Olanda vedrebbe aumentare il proprio PIL del 13% in 20 anni.
Anche la Germania ha i suoi “euroscettici”. “Alterativa per la Germania” ha fatto il proprio ingresso nella politica europea due anni fa al grido di “la Germania non ha bisogno dell’Euro” e “ogni popolo ha diritto a decidere liberamente la propria valuta”. Il suo segretario Bernard Lucke, professore di Macroeconomia all’Università di Amburgo, eletto poco dopo la vittoria di Syriza, si è sempre detto riconoscente nei confronti di Tsipras “per aver mostrato all’Europa che così non si può andare avanti”. Bisogna notare, però, che il partito (“Gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei” – ECR) non condivide i toni eccessivamente nazionalisti di altre forze dichiaratamente favorevoli all’uscita del proprio paese dall’Eurozona (anche se alcuni esponenti hanno dimostrato una certa vicinanza al movimento islamofobo Pegida).
Interesse Fiammingo (Belgio), il Partito Nazionale Slovacco, il Partito della Libertà (FPO) austriaco – per 14 anni nelle mani di Jorg Heider, ora il segretario è Heinz Cristian Strache – e i Veri Finlandesi (“Gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei” – ECR), infatti, conducono, parallelamente alla battaglia contro l’Euro (più o meno “all’arma bianca”), quella contro l’immigrazione, l’integralismo islamico e la “deriva identitaria”.
Galassia No Euro: il gruppo ENF contro l’immigrazione
La vicinanza tra le istanze “anti-euro” e quelle “anti-immigrazione” si è manifestata chiaramente poche settimane fa quando Marine Le Pen ha annunciato la creazione di un gruppo parlamentare europeo insieme al PVV olandese e alla Lega di Matteo Salvini. In seguito si sono uniti al gruppo gli esponenti di Interesse Fiammingo e quelli dell’FPO, presenti anche altri tre eurodeputati: 2 del Congresso della Nuova Destra (Polonia) più Janice Atkinson, ex-UKIP .
Già lo scorso anno Marine Le Pen aveva provato a lanciare un progetto europeo in nome della “lotta all’immigrazione, della difesa della sovranità, della sicurezza, dei lavoratori, dell’agricoltura e delle piccole e medie aziende” senza riuscirvi.
Tuttavia, la convivenza tra le forze che formano il neonato Gruppo “Europa delle Nazioni e delle Libertà” (ENF, da non confondersi con la sigla identica del “Fronte Nazionale Europeo”) non si preannuncia per niente facile. Le differenze, d’altronde, sono piuttosto marcate: come faranno i cattolici e russofobi polacchi a conciliarsi con i “putiniani” Front National e Lega o con le aperture del PVV olandese su diritti civili e matrimoni omosessuali? Come faranno a incontrarsi le posizioni liberiste della Atkinson con il forte nazionalismo dell’FPO? Sarà la battaglia contro l’Euro e l’immigrazione a unire il nuovo gruppo parlamentare? Dopo l’esito del referendum greco, c’è da scommetterci.
Galassia No Euro: EFDD, la costellazione di Grillo e Farage
Dal progetto dell’ENF si è già dimostrato molto distante l’EFDD (Europa della Libertà e della Democrazia Diretta) con azionisti di maggioranza UKIP (22 eurodeputati) e M5S (17). Dissoltosi l’EFD – dal quale entrambi i gruppi traggono origine -, ai tempi del tentativo di unire in un unico fronte tutte le forze euroscettiche guidato da Marine Le Pen, e inaugurato dall’alleanza con il PVV olandese, Nigel Farage ha escluso nettamente ogni collaborazione. “Veniamo da tradizioni politiche completamente diverse” aveva detto il leader UKIP riferendosi al Front National, insomma, “non andremo a letto insieme“, ha poi precisato, (soprattutto) per via di un antisemitismo strisciante che emergerebbe dal partito francese. Al contempo, non ha escluso la possibilità di votare, caso per caso, allo stesso modo su istanze condivise da entrambi.
D’altra parte, non è che sia mai sbocciato l’amore tra i sovranisti britannici e i pentastelllati: l’EFDD è più un matrimonio stipulato per convenienza, per pesare nei lavori dell’emiciclo, che per amore; una costellazione artificiale, che raggruppiamo ad occhio nudo, senza che le stelle siano vincolate da rapporti gravitazionali stabili. Alla seduta inaugurale del nuovo Parlamento Europeo, quando i deputati britannici hanno voltato le spalle all’orchestra che eseguiva l’Inno alla Gioia di Beethoven, i “5 stelle” si sono dissociati dall’iniziativa, per citare un episodio.
Il secondo giorno di votazione, su una proposta generica che incoraggiava i governi a promuovere l’occupazione giovanile, il M5S votò a favore, l’UKIP contro; poco prima, invece, su un documento comune che condannava gli attacchi di Boko Haram in Nigeria, tutto l’Europarlamento si espresse favorevolmente tranne gli uomini di Farage (astenuti). M5S e UKIP da allora hanno continuato a “spaccarsi” praticamente su qualsiasi tematica – l’obiettivo dichiarato degli “indipendentisti”, d’altronde, è l’uscita del Regno Unito dall’UE da raggiungere nel segno del tipico “isolazionismo” della politica inglese.
Una convergenza tra “5 stelle” e UKIP, però, si può trovare: la contrarietà alla moneta unica (che i britannici neanche hanno, tra le altre cose).
Galassia No Euro: le varie “orbite” dell’euroscetticismo
Questa Unione Europea, e soprattutto questa Eurozona ha ben pochi estimatori così com’è, perché si configura come un disegno incompiuto: pressioni opposte hanno impedito di procedere o nel senso degli “Stati Uniti d’Europa“, con un bilancio federale unico, o in senso dissolutorio.
Si rimane così a metà strada, con stati che aderiscono alla moneta unica e altri no, con regolamentazioni molto stringenti in alcuni settori (come il mercato agroalimentare) mentre in altri vi è il più confuso sbaraglio (ad es. nelle questioni di immigrazione e di difesa), mentre le istituzioni restano senza adeguati contrappesi democratici e godono di sempre minore credibilità.
La critica all’assetto odierno perciò non è presente solo nei due gruppi parlamentari europei qui sopra menzionati, ma serpeggia con innumerevoli sfumature diverse anche altrove. Va chiarito innanzitutto un primo punto, che alcuni modelli di collocazione politica hanno tentato di fare: il vettore “europeismo/euroscetticismo” è pressoché indipendente dagli altri due, quello economico stato/mercato e quello “culturale” tradizionalismo/progressismo.
Pertanto nei confronti delle istituzioni “comunitarie” possono essere mosse critiche di matrice liberista, che mal digeriscono alcune regolamentazioni considerate “eccessive”, linea che contraddistingue tradizionalmente i tories britannici (facenti parte del “Gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei” – ECR), sia all’opposto da parte “economicamente di sinistra”, ala che gradirebbe interventi di spesa pubblica considerevolmente più incisivi, con una politica fiscale e monetaria più coordinata e una effettiva solidarietà sociale.
Divisioni analoghe sul piano dei “temi etici”, dove alcuni ambienti giudicano eccessivamente intrusivi gli interventi della giurisprudenza europea in ambito di fecondazione assistita, aborto, eutanasia e coppie omosessuali, con il paradosso che le medesime istituzioni vengono legittimate e delegittimate dalle stesse forze politiche a giorni alterni, a seconda delle sentenze.
Detto ciò, schematicamente possiamo individuare l’orbita dell'”euroscetticismo hard” che caratterizza l’ENF e l’EFDD, ma anche alcuni non iscritti. Si pensi ai nazionalisti ungheresi di Jobbik, a quelli metaxisti di Alba Dorata e all’eurodeputato Ugo Voigt dell’NPD tedesco, tre partiti spesso descritti sommariamente come “neonazisti”, che hanno però delle caratteristiche identitarie nazionali molto marcate le quali hanno impedito la costruzione di un’alleanza tra essi.
Sempre tra i non iscritti fortemente euroscettici vi sono il Partito Unionista Democratico del Nord Irlanda e il Partito Comunista Greco KKE, che ha deciso di non entrare nel gruppo europeo della sinistra GUE/NGL a trazione Tsipras. Gruppo che però al suo interno ha il danese “Movimento Popolare contro l’UE“, il Partito Comunista Portoghese e quello francese, con una forte componente anti-euro.
Esiste però, e ben affollata, anche l’orbita degli “euroscettici soft”, o “euro-critici”, scontenti dell’attuale UE ma che pensano che il loro contributo possa riuscire a cambiare le cose. Questo vale certamente per lo stesso Tsipras e la nostrana “Altra Europa“, ma anche, in un’altra area politica, per i deputati italiani di Forza Italia che siedono nel PPE, accanto a FIDESZ del premier ungherese Orbán.
Toni di aperta opposizione al progetto federalista europeo caratterizzano anche il gruppo ECR dei Conservatori e Riformisti Europei, che oltre ai tories britannici include Diritto e Giustizia del nuovo presidente polacco Andrzej Duda, Alternativa per la Germania, il Partito del Popolo Danese, i Greci Indipendenti (che governano con Tsipras) e l’Alleanza Neo-Fiamminga del Belgio, ma pure l’italiano Raffaele Fitto, eletto originariamente con Forza Italia. Probabilmente siederebbe tra gli scranni dell’ECR anche Giorgia Meloni, se avesse un seggio nel Parlamento Europeo.
Galassia No Euro: alleanze trasversali in vista?
Il risultato del “no” al referendum che ha rigettato le proposte della Troika per la Grecia ha indubbiamente ravvivato le speranze di chi porta avanti una posizione critica nei confronti dell’attuale UE. Con qualche distinguo, però, perché ad esempio il KKE teme il rafforzamento dell’immagine del premier greco Tsipras e un accordo moderato, forse meno “austero”, ma che comunque potrebbe non pregiudicare la permanenza nell’Eurozona né tantomeno preluderebbe ad una radicale trasformazione delle istituzioni europee.
A prescindere da ciò, qualche commentatore ha paventato un’ipotetica alleanza (più o meno esplicita) tra le forze euroscettiche per far deflagrare l’UE, ipotesi agitata forse più come spauracchio che non come ipotesi reale. Anche dalla nostra penisola, il risultato greco è stato accolto con entusiasmo in modo trasversale, dal Movimento 5 Stelle alla Lega Nord, da Fratelli D’Italia a Rifondazione Comunista, passando per qualche esponente della minoranza PD e persino Brunetta.
Alleanze no euro in vista? Larghe intese euroscettiche? Di sicuro non a livello nazionale, dove le forze politiche italiane sembrano essere prese da altre priorità, al momento. A nostro avviso è pura fantapolitica anche scorgerle a livello europeo, in quanto vi sarebbero molti ostacoli dovuti all’eterogeneità delle forze che compongono questa “galassia no euro”.
Infatti, le frange più “soft” spesso e volentieri non riescono ad incidere adeguatamente e tendono ad essere attratte dai partiti maggiori più eurofili, mentre quelle “hard” sono così fortemente connotate dal punto di vista identitario, con battaglie spesse volte poco comprensibili al di fuori dei confini nazionali, oltre ad antipatie personali e accuse reciproche di “estremismo”, che difficilmente riescono a coagularsi, come si è visto nella travagliata vicenda della genesi dei due gruppi “euroscettici” in Parlamento Europeo, pur avendo entrambi il “no euro” come cifra caratterizzante del loro agire.
Sebbene non ignoriamo qualche mutamento in atto, come nel caso della Lega Nord passata da posizioni “secessioniste” ad altre più nazionalistiche, i riferimenti simbolici e ideologici continuano ad essere l’ostacolo principale per qualche aggregazione più ampia. A meno che non ci si trovi di fronte ad una situazione emergenziale da affrontare immediatamente, putacaso un Grexit conclamato che potrebbe generare effetti domino.
Piotr Zygulski
Guglielmo Sano