All’Eurosummit vero e proprio hanno partecipato tutti i capi di Stato e di Governo dell’Unione europea. Da lì è arrivato l’ultimatum alla Grecia che entro domenica dovrà presentare la sua proposta seria e credibile. Prima della riunione vera e propria, conclusasi in tarda serata, c’è stato però un incontro preliminare.
Incontro a 4: Tsipras, Merkel, Hollande e Junker
Al tavolo “che conta”, secondo il parere di molti, c’erano, oltre ad Alexis Tsipras, la cancelliera Angela Merkel, François Hollande e Jean Claude Junker. Ne è rimasto escluso il nostro presidente del Consiglio Matteo Renzi. Una esclusione che non ha lasciato indifferenti le opposizioni ma nemmeno la più vasta opinione pubblica.
Il pedigree dell’Italia
“Della Ue siamo il terzo contribuente, la seconda industria, la terza economia. Ne siamo uno dei sei fondatori” ha fatto notare il direttore del tg di La7 Enrico Mentana. Eppure, avere questo pedigree non è bastato. A quel tavolo l’Italia non c’era.
Mentana: “Italia doveva essere a quel tavolo”
“Contare in Europa non è una pretesa nazionalista da frustrati” è questo l’attacco del post del giornalista e conduttore Enrico Mentana. “Secondo un report di Exane Bnp-Paribas, lo stato italiano è complessivamente esposto nei suoi crediti verso la Grecia per ben 65,8 miliardi di euro. La Germania è esposta per 98,1 miliardi, la Francia per 75,3 miliardi, la Spagna per 45,3 miliardi. Già questo basterebbe per reclamare la nostra presenza in ogni summit sul debito di Atene” prosegue il direttore maratoneta.
Già nel 2010 l’Italia restò fuori
Ma l’assenza dell’Italia a quel tavolo, dal punto di vista storico, non ha rappresentato uno scenario inedito. A ricordarlo è lo stesso Mentana nel suo post su Facebook: “Nel 2010, quando ci fu il primo salvataggio di Atene, Germania e Francia ne approfittarono per salvare in realtà i loro istituti di credito, di cui fu azzerata l’esposizione, travasata di fatto sui crediti degli stati: le banche francesi avevano un’esposizione di 52 miliardi, quelle tedesche di 35 miliardi”. Anche allora l’Italia non c’era.
Le conseguenze: esposizione verso Grecia +450%
Eppure “anche le nostre banche erano esposte. Sì, ma per soli 4 miliardi. Vedi caso in questi 5 anni la Francia ha così ridotto la sua esposizione verso la Grecia del 30% (23 miliardi in meno!), mentre l’Italia l’ha vista esplodere del 450%, 33 miliardi in più”, conclude il direttore.
“Un danno al nostro Paese a vantaggio indebito di altri”
“Essere assenti dalle riunioni in cui si fanno le scelte più importanti e riservate non è un problema di immagine o di prestigio. È un danno al nostro paese a vantaggio indebito di altri” sostiene Mentana. Alla maratona di Atene, come è stata ribattezzata l’ultima fase della crisi ellenica, anche grazie al successo del direttore del tg de La7, l’Italia ha assistito da spettatrice. Una posizione che ha dato adito a polemiche e sfottò soprattutto dai più critici nei confronti del governo Renzi.
Carfagna: “Renzi gioca a PlayStation?”
Ironico il commento via Twitter dell’onorevole Mara Carfagna, portavoce di Forza Italia alla Camera: “Incontro a quattro Tspiras, Merkel, Hollande, Juncker sulla Grecia prima dell’Eurosummit e Matteo Renzi dov’è? Sta sfidando qualcuno alla PlayStation?”.
Incontro a 4 Tsipras-Merkel-Hollande-Juncker su #Grecia prima dell'Eurosummit e @matteorenzi dov'è? Sta sfidando qualcuno alla PlayStation?
— Mara Carfagna (@mara_carfagna) July 7, 2015
Le opposizioni rimarcano l’inutilità dell’Ue
Sull’onda della polemica soprattutto M5S e Lega Nord che come risaputo sono i più critici nei confronti dell’Europa e dell’euro. Da questi ultimi l’Unione è inesistente se a decidere è sempre e solo l’asse franco-tedesco.
Renzi inascoltato: “Non serve format a due”
Il momento non è dei più facili per Matteo Renzi. Il premier ha dovuto mandar giù anche il boccone amaro dell’esclusione dal quel tavolo. A nulla è servita la telefonata alla Merkel e ad Hollande e sottolineare che “non serve un format a due”. Lui e l’Italia a quel tavolo non c’erano.