L’Italia è a rischio contagio in base alla crisi ancora senza soluzione della Grecia?
Riportiamo due pareri contrastanti: per il ministro Delrio l’Italia non corre alcun rischio. Dell’opinione opposta l’economista Lorenzo Bini Smaghi.
Contagio? Per Delrio timori Fmi “infondati”
Delrio commenta in un’intervista al Corriere le previsioni del Fondo Monetario Internazionale circa le eventuali ripercussioni sull’Italia della crisi greca e afferma: “credo siano timori infondati che abbia ragione il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, quando dice che l’economia italiana è solida perché sono state fatte riforme strutturali. I segnali di ripresa si moltiplicano e lo riconosce in altri passaggi del rapporto anche il Fondo monetario”.
“Gli effetti delle riforme hanno bisogno di qualche mese per stabilizzarsi. Ci sono intanto segnali positivi anche sull’occupazione. Aver confermato il taglio dell’Irap sul costo del lavoro ha un valore enorme per le nostre imprese, come gli 80 euro lo hanno per i lavoratori”. Per rilanciare la crescita il ministero guidato da Delrio può fare “molto. È la mission che ci ha dato il presidente del Consiglio”.
Contagio, per l’economista Bini Smaghi “Italia rischia”
“L’Italia rischia di essere tra i Paesi più prossimi al contagio dagli effetti devastanti di una uscita della Grecia dall’euro. L’economia italiana cresce poco, la disoccupazione è elevata, soprattutto tra i giovani, il debito pubblico è elevato e ci sono vari esponenti politici – da destra a sinistra, passando da Grillo – che in questi giorni hanno mostrato la loro vicinanza a Tsipras”. Lo afferma in una intervista al Mattino l’economista Lorenzo Bini Smaghi, già membro italiano del board della Bce. “In caso di contagio aumenterebbero i tassi d’interesse sui titoli di stato italiani, che già sono saliti in questi giorni, con effetti restrittivi sull’economia italiana”.
“Ci sono altre riforme da fare, oltre al Jobs Act, per fare in modo che l’Italia possa agganciare la crescita internazionale e riassorbire la disoccupazione. Le riforme sono note, riguardano la giustizia, la pubblica amministrazione, il fisco, ecc., tutto ciò che rende il Paese poco competitivo e poco attraente per chi vuole investire e fare impresa. Più acceleriamo con le riforme più rapidamente vediamo la luce in fondo al tunnel”. “Forse non è chiaro, e andrebbe chiarito, il ruolo svolto dall’Italia nelle trattative. Non basta però partecipare ai vertici istituzionali, perchè in Europa la propria influenza si esercita in gran parte attraverso discussioni ristrette alle quali l’Italia, che è il terzo Paese creditore, deve partecipare. E non solo in modo sporadico ma strutturalmente, a tutti i livelli, tecnici e politici”. “L’unione è cambiata molto in questi anni di crisi, ma deve continuare a cambiare, per aumentare il grado di integrazione e diventare più coesa, in modo da attuare politiche economiche che rafforzino la crescita e l’occupazione”.