Un milione di euro. Mai in politica un addio è costato così tanto. Protagonisti della vicenda sono Raffaele Fitto e Forza Italia. L’europarlamentare pugliese ha abbandonato il suo partito per creare un nuovo movimento politico, i “Conservatori e riformisti” che già conta ben 14 membri. Fitto e i suoi settimana prossima, il 16 luglio, sanciranno la scissione definitiva dalla casa madre e costituiranno una componente nel gruppo Misto. L’addio dei 14 a Forza Italia creerà inoltre un buco di cassa enorme: una cifra stimata tra i 350mila e i 900mila euro.
Un buco del genere, una volta, sarebbe stato coperto senza problemi da Silvio Berlusconi. Peccato che l’ex premier da tempo ha deciso di chiudere i rubinetti. E il finanziamento pubblico non è più quello di un tempo.
Il valore di ogni deputato
In particolare, carte alla mano, a Montecitorio, ogni deputato che aderisce a un gruppo vale 49mila euro l’anno. Una cifra che si dimezza con l’iscrizione a una componente del Misto, come previsto dai criteri di ripartizione decisi dall’Ufficio di presidenza di Montecitorio (circa 24mila euro). Questo significa che un eventuale gruppo autonomo dei Conservatori formato da 20 persone (quota minima richiesta dal regolamento) pesa ben 980mila euro, mentre una componente del Misto costituita da 14 deputati fedelissimi di Fitto (tra questi i 7 pugliesi Nuccio Altieri, Roberto Marti, Rocco Palese, Antonio Distaso, Gianfranco Chiarelli, Benedetto Fucci, Nicola Ciriacì a cui si aggiungono Daniele Capezzone, Cosimo Latronico, gli ex aennini Maurizio Bianconi e Massimo Corsaro), vale poco meno di 350 mila euro.
Il contributo annuale
Il contributo annuale che spetta a ogni gruppo parlamentare, infatti, viene utilizzato soprattutto per le spese del personale e dei servizi (dalle bollette telefoniche alle consulenze esterne all’attività politica e di comunicazione). Ne sa qualcosa Paolo Romani, che il 3 giugno scorso, dopo il voto alle regionali, ha perso 10 senatori azzurri (Cinzia Bonfrisco, Francesco Bruni, Luigi D’Ambrosio Lettieri, Eva Longo, Pietro Liuzzi, i campani Ciro Falanga, Lionello Pagnoncelli, Luigi Perrone, Lucio Tarquinio, Vittorio Zizza, più Tito Di Maggio dal Pi e Antonio Milo di Gal), passati in blocco con Fitto per dar vita a un gruppo parlamentare autonomo. Il presidente dei senatori di Fi non ha certo sorriso, infatti, quando non ha potuto più contare sul contributo al gruppo dovuto dai fuoriusciti pari a complessive 590 mila euro l’anno (nel dettaglio, 59mila euro a testa per 12 mesi).