Rai, verso l’approvazione della riforma. Giacomelli: “approvazione in paio di settimane”
La riforma della Rai potrebbe essere vicina ad una svolta. La prossima settimana il ddl sul riordino dell’azienda pubblica potrebbe discusso in Aula. Secondo le fonti del Messaggero, l’accelerazione improvvisa sarebbe il risultato di un accordo tra Partito Democratico e Forza Italia: con l’emendamento Gasparri-Minzolini-Gibino, approvato in commissione Lavori pubblici del Senato, sarebbe prevista infatti la figura del presidente di garanzia scelto dal cda e confermato dalla commissione parlamentare di Vigilanza (con i due terzi).
Il testo nella nuova ha l’approvazione dello stesso Maurizio Gasparri perché ribadisce due principi già contenuti nella legge che porta il suo nome, ovvero la funzione di controllo del Parlamento e quella della commissione di Vigilanza, funzione, sottolinea l’ex Ministro: “più volte ribadita dalle sentenze della Corte Costituzionale”.
Il relatore del ddl Raffaele Ranucci si è mosso in tutti questi giorni con cautela e l’approvazione dell’emendamento avrebbe infatti sbloccato la situazione di stallo che si era creata già da tempo. Il sottosegretario Giacomelli, con delega alle Comunicazioni, si era sbilanciato, affermando che “in un paio di settimane il percorso a palazzo Madama si potrebbe concludere” – e aggiungendo che il governo sulla riforma Rai “starebbe seguendo fino in fondo il percorso parlamentare ascoltando i suggerimenti di tutta l’opposizione per migliorare il testo e questa scelta sta dando i suoi frutti”.Il via libera all’emendamento del grillino Cioffi stabilisce inoltre che i due membri del cda designati dal Consiglio dei ministri siano scelti “seguendo i criteri e le modalità di nomina degli organi delle società controllate direttamente o indirettamente dal ministero dell’Economia”. Regolata infine anche la nomina del membro espresso dai dipendenti Rai che dovrà essere «titolare di un rapporto di lavoro subordinato da almeno 3 anni consecutivi».
Strada in salita alla Camera
Se al Senato la strada sembra essere in discesa, lo stesso non si può dire della Camera, visti i mal di pancia proprio ne Partito Democratico. Il presidente della Rai, dovendo avere il consenso dei due terzi della commissione non potrà essere espressione di una semplice maggioranza parlamentare e avrà compiti per lo più di rappresentanza e istituzionali.
I democratici non sarebbero infatti disposti a cedere proprio su tre punti: 1) i pieni poteri dell’ad; 2) i criteri di nomina; 3) la trasformazione dell’azienda in una Spa “normale”.
Intanto l’ex vice presidente della Vigilanza Salvatore Margiotta si è complimentato “per l’ottimo lavoro della Commissione e di Giacomelli e per la disponibilità all’ascolto”. C’è però chi, come il democratico Michele Anzaldi, segretario della Vigilanza, non approva la modifica del testo con la riduzione dei poteri dell’ad, “uno dei pilastri del progetto». Per Anzaldi, il presidente di garanzia diventerà “l’ennesimo terreno di scontro e di contrattazione tra i partiti che la riforma vuole accompagnare fuori dalla Rai”.