Omicidio Stefano Cucchi: verso la conclusione il secondo processo sulla morte del geometra romano avvenuta dopo l’arresto per possesso di droga. Tra i cinque carabinieri imputati anche il testimone “chiave” Francesco Tedesco.
Omicidio Stefano Cucchi: la difesa di Francesco Tedesco
Francesco Tedesco, insieme ad altri tre militari è accusato di omicidio preterintenzionale; è il carabiniere che con le sue dichiarazioni, rilasciate nella doppia veste di testimone e imputato, ha permesso di fare ulteriormente luce sulla morte di Stefano Cucchi. Il suo difensore Eugenio Pini, nell’arringa pronunciata nel corso dell’ultima udienza del processo, ha ripercorso i momenti più drammatici della tragica notte di dieci anni fa che determinò il fatale destino del geometra romano.
“Francesco Tedesco non è rimasto inerte davanti al pestaggio di Cucchi” ha ricordato Pini, prima ha intimato a Di Bernardo e D’Alessandro di smetterla, “non vi permettete, dice, e riferisce l’accaduto a un superiore”. Insomma, Tedesco era presente al pestaggio di Cucchi ma è intervenuto per bloccare i due colleghi che lo stavano pestando “prima richiamando verbalmente il collega Di Bernardo e poi stoppando materialmente D’Alessandro”, dopo aver soccorso il ragazzo ha quindi informato dell’accaduto il comandante Mandolini.
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“Debole rondella di un ingranaggio smisurato e potente”
“Francesco Tedesco ha rappresentato inconsapevolmente la più piccola e debole rondella di un ingranaggio smisurato e potente che per una volta ha ruotato in controfase. Lui ha cercato di fermare questo meccanismo ma ne è stato inesorabilmente travolto, investito” ha detto in conclusione alla sua arringa difensiva l’avvocato Pini.
Dunque, il pubblico ministero Giovanni Musarò per Tedesco ha chiesto l’assoluzione per quanto riguarda l’accusa di omicidio preterintenzionale e la condanna a tre anni e mezzo per quella di falso. Invece, il pm ha chiesto la condanna a 18 anni di reclusione per i carabinieri Di Bernardo e D’Alessandro, in quanto accusati di essere gli esecutori materiali del pestaggio, e la condanna a 8 anni di carcere per il maresciallo Mandolini accusato di falso.