Ora potrà forse tirare un sospiro di sollievo Sergio Chiamparino, dopo che la sentenza del Tar piemontese ha dichiarato stamane inammissibile il ricorso sul listino del presidente Chiamparino e sulla lista provinciale del PD di Cuneo e del Monviso.
Sono infatti caduti i principali dubbi del Tar in merito alla validità del voto e sembrano allontanarsi le dimissioni annunciate dal politico in caso di stallo continuato sulla vicenda.
La questione tuttavia non è del tutto conclusa dato che i giudici hanno invece ammesso con riserva il ricorso sulla lista provinciale del PD di Torino, che verrà sottoposto a querela di falso e prova di resistenza.
Alle 18.00 Chiamparino terrà una conferenza stampa sulla vicenda e risponderà probabilmente alle opposizioni, fra cui movimento 5 stelle e l’ex governatore Roberto Cota costretto ad abbandonare in anticipo a causa di una sentenza amministrativa, che ne avevano chiesto a gran voce le dimissioni.
Il ricorso della Lega Nord
Stando al ricorso promosso un anno fa dall’ex consigliere provinciale della Lega Patrizia Borgarello e patrocinato in questi ultimi mesi dall’avvocato Alberto Carretta, le firme false sarebbero state molte di più rispetto a quelle ipotizzate all’inizio della vicenda giudiziaria: 984 sottoscrizioni non valide, che se sottratte al totale delle firme a beneficio di Chiamparino, farebbero ridurre a 1.300 le firme valide, al di sotto della soglia necessaria di 1.750.
Per il difensore di Chiamparino invece, il professore Vittorio Barosio, il numero di firme false in ogni caso non consentirebbe l’annullamento delle elezioni.
L’ira di Chiamparino con il suo partito
In ogni caso prosegue su binari paralleli l’inchiesta della procura di Torino per verificare le ipotesi di reato connesse alla vicenda.
I Pm Patrizia Caputo e Stefano Demontis, dopo aver ricevuto la perizia grafologica, stanno indagando su 13 persone fra eletti locali e componenti della segreteria del Partito Democratico.
Ed è proprio con i membri del suo partito che Chiamparino se la starebbe prendendo, essendo secondo il suo staff, arrabbiato e deluso da coloro che a suo dire sarebbero stati capaci di mettersi in difficoltà con le proprie mani.
Di diverso avviso gli esponenti del m5s secondo i quali sarebbero chiare le responsabilità del governatore che non poteva non sapere cosa stava accadendo nel suo partito.