Alfio Marchini risponde alla provocazione della Costamagna e invia una lettera al Fatto Quotidiano. L’ingegnere: “Fare politica è una passione di famiglia”
L’imprenditore romano Alfio Marchini è sempre stato tentato dalla politica. Tanto è vero che si presentò, come ben ricordiamo, come candidato sindaco della Capitale alle scorse elezioni ed ottenne una bella affermazione personale pur correndo senza il patrocinio di partiti politici. E’ chiaro che Marchini appartiene ad una tipologia umana rispettabile ma discussa, cioè quella degli imprenditori prestati alla politica.
L’ingegnere ha risposto a una provocazione di Luisella Costamagna che, in un articolo per Il Fatto Quotidiano, aveva sparato a zero proprio contro la suddetta tipologia di politici, inviando una lettera al giornale di Marco Travaglio. In essa ha confessato che la sua, per la politica, é allo stesso tempo una passione e una tradizione di famiglia; quindi non persegue interessi o ambizioni personali su questa attività. Non si può negare che la sua é una famiglia rispettabile che ha dato alla capitale, nel passato, degli uomini di impresa validi e allo stesso tempo politici meritevoli; il nonno, Alfio pure lui, fu insignito di una medaglia d’oro avendo contribuito alla resistenza partigiana con grandi mezzi.
Nell’intervista afferma che fare politica é il massimo della gratificazione umana, poiché i cittadini rimettono il loro futuro in mano a una sola persona, e avere il rispetto di codesti individui non ha paragoni con nessuna ricchezza. A tal proposito lo stesso Marchini afferma che lui non ha mai avuto atteggiamenti da ricco signore e che si é sempre mantenuto sobrio nell’immagine e nei modi di fare.
A sentirlo argomentare, l’ingegnere sembra arrivato direttamente dalla Polis ateniese, dove la politica fu inventata, regolata e applicata con sentimenti nobiliari.
La politica di Alfio Marchini a Roma
In effetti, in questi 2 anni, pur avendo perso le elezioni, lui ha continuato a battersi per la risoluzione di problemi reali non ambendo a poltrone e non cercando alleati. Problemi quali la tentata svendita del patrimonio municipale, la difesa dei lavoratori della multiservizi, o votando contro tutte le delibere finalizzate a consentire una ulteriore occupazione di suolo pubblico. Marchini non fa l’antipolitico o il populista, poiché lui appartiene a una tradizione politica ben definita di vecchio stampo e al contrario diffida da chi fa politica con furbizia e demagogia solo per convenienza. Non si può prescindere dalla politica, ma deve essere fatta bene.
In una lettera indirizzata al Fatto Quotidiano l’ingegnere si dimostra pure bravo a fare ironia su se stesso, affermando che non essendo un santo ma desiderando di esserlo, é costretto come tutti gli uomini a mostrare una debolezza di fronte alle tentazioni; quindi la soluzione migliore é quella di non averne. Ha anche affermato, quindi, di voler cedere la maggior parte delle sue attività, indossare un ipotetico saio magari di cachemire e mettere i panni di un povero benestante che vuole solo dare il suo contributo alla sua coscienza e alla sua città.
Passera, Della Valle e altri non-partiti
La saga degli imprenditori e manager che scendono nel recinto politico é stata iniziata da Berlusconi, almeno in tempi recenti, ma prosegue non solo con Alfio Marchini, ma anche con Corrado Passera, manager bancario molto apprezzato nonché ex-ministro nel governo Monti. Egli ha dichiarato velleità per la sindacatura di Milano mentre Diego Della Valle, importante imprenditore delle calzature che auspicherebbe l’ascesa di un non-partito che sia avanguardia della società civile.
L’idea del “qualcosa di diverso” sembra però essere diventata una regola essa stessa: l’illusione del vedere chi ha lavorato fattivamente, magari portando un’azienda da zero ai massimi livelli, ad amministrare la cosa pubblica é già stata ampiamente sperimentata e i risultati sono quelli che sono, simili a quelli della politica tradizionale se non peggiori.
L’idea del “Podestà Straniero”, cioé di un leader estraneo totalmente alla politica, oramai é solo una favola metropolitana. Così pure quella del “Governo Tecnico” fatto da professori estranei ai partiti che però si é trasformato in un “Governo Politico” con licenza di macelleria sociale. Insomma, la politica “dilettante” non si é dimostrata diversa dalla “politica di mestiere”. Un approccio “ingenuo” con il potere si é dimostrato spesso un approccio “avventuriero”; del resto la mission di un imprenditore é solo una: fare soldi. Questa indole, unita alla gestione di uno Stato, potrebbe essere una combinazione a grande rischio.
Giuseppe Puccio