“La riforma della scuola ridurrà il precariato e aiuterà soprattutto il Sud“. Ne è convinta la ministra dell’Università e della Ricerca Stefania Giannini, secondo la quale la “buona scuola” pensata dal governo Renzi permetterà anche di ridurre il divario tra Nord e Sud del paese.
Giannini: “La nuova scuola aiuterà il Sud” – Secondo la ministra, intervistata da Il Mattino “il Sud può diventare definitivamente il volano dello sviluppo”, ma c’è bisogno di un nuovo approccio orientato verso una cultura della valutazione: “Con i Pon (i fondi strutturali europei per la scuola, ndr) al Sud sono arrivati 3 miliardi e 400 milioni destinati a regioni che ne avevano bisogno, ma evidentemente non sono bastati visti i risultati dei test Invalsi, caratterizzati anche dal rifiuto della cultura della valutazione che ora non ci possiamo più permettere“.
Giannini ha commentato anche la grana-assunzioni, spiegando che è in corso una valutazione del costo del contenzioso nei confronti del Miur. “Ora è il momento di fare un salto di qualità -sottolinea la ministra- Bisogna sburocratizzare il sistema proprio per evitare i continui ricorsi che non significa eliminare le tutele”.
La senatrice ex Scelta Civica, transitata nel Partito Democratico il 18 febbraio di quest’anno e scelta da Renzi per guidare il Miur, è convinta che dopo l’approvazione della riforma della scuola, a settembre le famiglie troveranno un nuovo sistema scolastico propositivo: “Ci potrà essere il potenziamento di alcune materie a partire dall’inglese alla primaria, e ancora la musica, la storia dell’arte, l’economia e la finanza –ha spiegato a Il Mattino- Il principio introdotto è quello del curriculum flessibile”.
Faraone (Pd): “Abbiamo eliminato la precarietà” – Sulla stessa scia della ministra Giannini il sottosegretario all’Istruzione Davide Faraone. Nell’intervista rilasciata a La Stampa, il deputato del Partito Democratico ha respinto le critiche sulla precarietà che la riforma della scuola potrebbe generare. “Quest’anno abbiamo preferito usare le risorse per assumere i precari. Abbiamo, però, lasciato gli scatti di anzianità e stanziato 200 milioni di euro da riservare ogni anno agli insegnanti più bravi –ha spiegato- Ma dall’anno prossimo la nostra priorità sarà aumentare gli stipendi dei docenti”.
Faraone, che non ha mai dubitato circa l’approvazione della riforma della scuola, si è detto certo che “supplenze brevi e lunghe scompariranno nel giro di due anni” e convinto del fatto che “le resistenze di questi mesi cadranno quando la riforma verrà applicata e all’interno delle scuole si constaterà che effettivamente arriveranno più risorse sia da un punto di vista economico che di personale”.
D’Errico (Unicobas): “I nuovi assunti moriranno di supplenze” – Parole di tono opposto a quelle di Giannini e Faraone arrivano da Stefano D’Errico, segretario dell’Unicobas, che sempre a La Stampa ha spiegato perché la riforma della scuola non migliorerà l’istruzione in Italia: “Si configurerà una disparità di trattamento sulla titolarità d’istituto tra docenti e personale Ata e una violazione dell’obbligo della parità di trattamento nei confronti degli amministrati”. Secondo D’Errico la riforma aprirà una nuova stagione di precariato nelle scuole italiane, in quanto gli insegnanti “verrebbero inseriti in un organico funzionale, senza scuola fissa, per coprire le assenze dei colleghi o per piccole supplenze” e per questo motivo “moriranno di supplentite”.
Il segretario del maggiore sindacato scolastico ha già annunciato battaglia: “Abbiamo già dato indicazione di prendere tutti le ferie da subito, così mancherà il numero legale nei Collegi dei Docenti che verranno presto chiamati a votare sul nuovo organico funzionale. Non parteciperemo ad attività aggiuntive, ai progetti, non sostituiremo i colleghi assenti, non parteciperemo alle gite e non adotteremo testi dell’industria libraria”.