La crisi Greca sembra volgere a soluzione, ma quella (economica) dell’Europa prosegue mentre altri ne sono quasi fuori.
Si dice che sia una crisi dell’Euro: non sono d’accordo; io credo sia dell’Europa intesa come unione – o meglio, della sua disunione.
Volgiamoci un attimo al recente passato.
Inghilterra 2008: ad inizio crisi Governo ed Opposizione concordarono un piano comune e si svalutò la Sterlina: parte del lavoro lo fece il Mercato, parte l’immissione di liquidità. Da fine 2013 il PIL UK è in crescita.
USA 2010-14: Governo e FED hanno indotto la svalutazione del Dollaro con Quantitative Easing ed immissione di valuta. Dal 2014 il PIL USA cresce e la disoccupazione diminuisce.
Giappone 2013: la Abenomics programma immissione di valuta per il 50% in 5 anni (come svalutare del 33%) e da subito il PIL cresce – seppur non tanto quanto atteso.
Nel 1999 Paul Krugman pubblica “Il ritorno dell’economia della depressione”: tratta delle crisi di liquidità che nel 1997 avevano colpito le quattro tigri asiatiche e propone le sue soluzioni. Il Cap.9 sembra scritto 10 anni dopo, e la soluzione proposta è quella attuata da UK, USA e Giappone: immettere denaro per trasformare un grosso problema contingente di carenza di liquidità, in un problema di proporzioni minori, di inflazione, spalmata nel tempo.
Perché gli altri lo hanno fatto e l’Europa no?
Perché Europa ed Euro sono solo un mercato comune e la valuta in esso usata. Non abbiamo bisogno di meno Euro, ma di più Europa: politica.
Dalle origini, chi si è aggregato ha sempre prima salvaguardato i suoi interessi presenti e futuri attraverso i meccanismi di voto e poi pensato all’Unione.
Così oggi ci troviamo una Banca Centrale che non può fare quello che le altre BC fanno, un Paese – il Lussemburgo – che è ritenuto un paradiso fiscale per le imprese, differenziali enormi tra i Paesi membri per: tassazione sulle imprese, IVA, IRPEF, età pensionabile, welfare familiare, scolarizzazione, tassazione sull’energia, mercato dei capitali. E cito solo alcuni temi primari.
La modifica del mandato della BCE – affinché diventi una vera BC con le prerogative che hanno i suoi corrispettivi nel mondo – è una condizione indispensabile per accelerare l’uscita dalla crisi economica e per evitare il ripetersi di casi come la Grecia in futuro.
Ma nel lungo periodo, o si cambiano i meccanismi dell’Unione oppure continueremo in modo miope a guardare all’Euro invece all’Europa, ci terremo le difficoltà e faremo più fatica di altri ad uscirne: tutti gli svantaggi della globalizzazione senza i vantaggi dell’integrazione.
Perché ad andare in crisi non è stato l’uovo, ma la gallina.
Ed una gallina in crisi non fa buone uova. Spesso non le fa proprio.
Bibliografia
Bini Smaghi Lorenzo, Il paradosso dell’Euro, Ed. Rizzoli 2008, isbn 9788817024853.
Draghi: l’iniezione di liquidità è stata un successo, da IlSole24Ore online del 8 marzo 2012,
Krugman Paul, Il ritorno dell’economia della depressione. Stiamo andando verso un nuovo ’29?, Ed. Garzanti 1999, isbn 9788811738756.
Lijphart Arend, Le democrazie contemporanee, Ed. Il Mulino 2001, isbn 9788815081513.