Vendola e la Sindrome dello Sdi
C’è una sindrome che colpisce, soventemente, alcuni partiti politici della Seconda Repubblica.
Si tratta di un processo dalla difficile comprensione, ma che può essere ben spiegato attraverso il riferimento ad un sentimento da sempre caratteristica degli uomini: la paura.
La paura, nello specifico, che spinge alcune formazioni politiche a temere il confronto con gli elettori. Soprattutto quando gli stessi elettori dovrebbero rapportarsi coi simboli di questi partiti.
L’ex presidente della Regione Puglia Nichi Vendola, ha lanciato nella giornata di sabato un nuovo movimento politico da costituire entro il mese di ottobre. Si tratterebbe di una forza politica “convintamente di sinistra”, e in grado di intercettare i malesseri e le perplessità di parte dell’elettorato di sinistra nei confronti del governo a guida Matteo Renzi. Contraddizioni tra l’altro, alimentate dal tortuoso iter della riforma scolastica. Un’iniziativa tesa senz’altro ad aggregare i vari movimenti politici (nel senso proprio di “moto”) a sinistra del Pd: Fassina che esce dal partito coi suoi Comitato del Lavoro, Civati che sostiene che sia Possibile e Landini che lancia la sua Coalizione Sociale con tanto di braccio di ferro con la Camusso sul ruolo politico del sindacato.
Aggregazione dunque. Ma non solo. Perché trattasi di un tema prettamente politico e che riguarda un partito nello specifico: Sel.
Non si sottovaluti un aspetto della questione: da qualche giorno Nichi Vendola è tecnicamente disoccupato. Sinistra Ecologia e Libertà è sempre stato un movimento che si riconosceva nel carisma e nella personalità del suo leader. Un leader in grado di dimostrare come potesse esistere una sinistra radicale in grado di vincere sia le elezioni (nel 2005 contro Fitto e nel 2010 contro il fittiano Palese) sia contro la sinistra riformista (le primarie del 2004 e nel 2009 contro Francesco Boccia). Soprattutto le primarie del 2009 hanno assegnato un’aurea di leadership a Vendola, capace di stroncare e sconfiggere nettamente le velleità revisionistiche del Pd pugliesi e i suoi flirt con l’Udc regionale. Tanto che Sinistra e Libertà alle precedenti Europee del 2009 (per quanto formazione politica differente, per la presenza del Partito Socialista e del nucleo centrale della Federazione dei Verdi) non aveva nel simbolo il nome di Vendola ed ottenne meno consensi della Federazione della Sinistra di Ferrero-Diliberto-Salvi-De Vita.
Insomma, il mito vendoliano (capace per qualche mese di renderlo papabile per la premiership) non era ancora nato.
Ora, un partito costituito su questo mito, si trova col proprio leader non solo non più spendibile politicamente. Ma nemmeno con un incarico istituzionale capace di dargli un po’ di visibilità.
Da qui la paura che alle urne il simbolo di Sel non basti più. Da qui l’idea, ancor abbastanza abbozzata a dire il vero, di mettere a disposizione il cantiere Sel come aggregatore ed interfaccia istituzionale di un’altra roba.
Una sindrome dunque. La sindrome dello Sdi: un partito ed un formazione politica nettamente parte del centrosinistra. Ma sempre timorosa nel contarsi e nel proporre la propria Rosa del Socialismo Europeo agli elettori: da qui ardite alleanze rosso-verdi (sulla falsarighe del precedente Schroeder – Fischer) de Il Girasole, ingressi in Uniti nell’Ulivo e Rose nel Pugno.
Una sindrome da sempre presente in Italia, capace di contagiare anche i più volenterosi. In questa fase, tocca a Vendola.