Una commemorazione con picchi di protesta anche violenta. E’ quella relativa al ventennale del massacro di Srebrenica – che ha provocato oltre 8 mila morti musulmani per mano delle forze serbe di Bosnia – già condannato quale genocidio da una sentenza del Tribunale Penale Internazionale, che però ha escluso responsabilità statali della Serbia. E proprio la presenza della delegazione serba alla cerimonia ha scatenato proteste veementi, con lancio di sassi e bottiglie oltre ad una selva di fischi. Una contestazione che ha spinto il premier serbo Aleksandar Vucic ad abbandonare la cerimonia.
Srebrenica 20 anni dopo, le reazioni
Prima della commemorazione Vucic aveva diffuso una lettera aperta in cui condannava l’eccidio, definendolo “crimine terribile” riguardo al quale “non ci sono parole per esprimere rimorso e dolore per le vittime, così come rabbia e rancore verso coloro che hanno commesso questo crimine mostruoso”. E aveva aggiunto: “La Serbia condanna in modo chiaro e senza ambiguità questo crimine orribile ed è disgustata da quanti vi hanno preso parte e continuerà a portarli davanti alla giustizia”.
Dichiarazioni che evidentemente non sono piaciute ad una parte della folla – ovviamente musulmani – presente alla commemorazione, che ha scatenato tutta la propria rabbia nei confronti della delegazione serba. Proteste che hanno spinto il ministro dell’interno serbo Nebojsa Stevanovic a parlare addirittura di “tentato omicidio”. Duro anche il ministro degli Esteri di Belgrado, Ivica Dacic, che ha parlato di attacco “contro tutta la Serbia e la sua politica di pace e di cooperazione regionale”, una dimostrazione di come la Bosnia non sia “stata in grado di assicurare nemmeno le elementari condizioni di sicurezza del primo ministro”. Parole seguite poi da un intervento diplomatico dello stesso premier Vucic, che ribadiva la propria volontà di proseguire nel processo di riconciliazione, pur esprimendo rammarico per quanto accaduto durante la commemorazione.
Solidarietà a Vucic ha espresso via twitter l’Alto Rappresentante UE Federica Mogherini – che tramite un videomessaggio da Vienna, sede dei negoziati sul nucleare iraniano, ha definito l’eccidio come “la pagina più buia della storia recente dell’Europa” – mentre il sindaco di Srebrenica ha chiesto pubblicamente scusa al premier serbo e al popolo della Serbia.
My solidarity to @avucic who made the historical choice of being present in #Srebrenica. Peace can be built only on reconciliation
— Federica Mogherini (@FedericaMog) 11 Luglio 2015
Tra i presenti alla commemorazione l’ex presidente USA Bill Clinton, in carica durante gli eventi e il successivo intervento anche in Kosovo. Un Clinton che rivendica la bontà del proprio operato: “Quello che ho fatto come presidente Usa in Bosnia, e in seguito in Kosovo, è stata una delle mie azioni più importanti”. L’attuale inquilino della Casa Bianca, Barack Obama, chiede di chiamare le cose con il loro nome – ovvero, parlare chiaramente di “genocidio” – perché “Solo riconoscendo completamente il passato possiamo ottenere un futuro di riconciliazione vera e duratura”.
Dall’Italia arrivano anche le parole del Capo dello Stato Sergio Mattarella, che ricorda il genocidio quale “sconfitta dell’umanità, il cui peso morale e politico grava ancora sulla comunità internazionale”. Un commento arriva anche dal premier Matteo Renzi, che ricorda l’esistenza di “molte responsabilità, innanzitutto politiche, per quel che è successo nei Balcani 20 anni fa. La mia generazione è cresciuta avendo negli occhi quel dolore e quella strage. Ci siamo detti allora, mai più permetteremo che questo succeda qui a casa nostra”.
A commemorare l’eccidio anche il presidente della Camera Laura Boldrini, che ha presenziato all’evento per l’Italia: “Quello di Srebrenica è il genocidio più atroce dopo la Seconda guerra mondiale”. E ha aggiunto: “questa è una responsabilità che ci portiamo dietro tutti”.