Birmania: il premio Nobel Aung San Suu Kyi ha annunciato che il suo partito parteciperà alle elezioni di novembre, anche se lei non potrà candidarsi alla presidenza del paese.
Birmania: verso le elezioni di novembre
La Lega Nazionale la Democrazia (Nld) parteciperà alle elezioni dell’8 novembre, a dare l’annuncio il suo leader Aung San Suu Kyi. Tuttavia, il premio Nobel per la pace non potrà candidarsi alla presidenza del paese per via di una legge che impedisce di concorrere per la carica a chi abbia figli di un’altra nazionalità. San Suu Kyi ha due figli di nazionalità britannica avuti dal defunto marito Micheal Aris.
L’attuale costituzione birmana consente alla giunta militare – de facto – di opporre il veto a qualsiasi emendamento. Lo scorso mese, il parlamento birmano ha respinto entrambe le proposte di modifica alla legge che impedisce a San Suu Kyi di candidarsi alla presidenza.
Birmania: un paese isolato
L’Nld ha vinto le elezioni del 1990 – conquistò l’80% dei seggi in Parlamento – quindi San Suu Kyi, che in quel momento era già agli arresti domiciliari (sarebbero durati fino al 2010), avrebbe dovuto ricoprire l’incarico di primo ministro.
Tuttavia, il risultato venne ignorato dai militari che rimasero al potere (il regime dura dal 1962) costringendo la Birmania a un isolamento che vige tuttora. Il partito di San Suu Kyi ha boicottato l’ultima tornata elettorale tenutasi nel paese quasi 6 anni fa: a livello internazionale quelle elezioni sono considerate una “farsa”.
Il Presidente birmano Thein Sein, ex generale dell’esercito e leader dell’Unione per la Solidarietà e lo Sviluppo (braccio politico della giunta), nel 2011 ha approvato alcune riforme per diminuire la pressione delle sanzioni internazionali sul paese. D’altra parte, ciò non ha consentito alla Birmania di fare degli effettivi passi avanti verso una maggiore democrazia: i prigionieri politici restano in carcere, il controllo sui media è ancora molto stretto.