Grecia: in mattinata è arrivato l’accordo tra Grecia e creditori. Ad Atene vanno 82-86 miliardi, provenienti dal Fondo Salva Stati, in cambio di riforme, da approvare in tempi strettissimi, e di un fondo in cui versare 50 miliardi di euro di asset da privatizzare “per realizzare profitti, abbattere il debito e ricapitalizzare le banche”.
Il nuovo prestito permette alla Grecia di non uscire dall’Euro (Grexit) e, soprattutto, di evitare il default. L’accordo, ribattezzato Greekment (Greek-agreement), dovrà passare al vaglio del parlamento greco – su questo versante Syriza potrebbe causare qualche problema al premier: i centristi di To Potami hanno assicurato il proprio appoggio, ma i numeri potrebbero comunque non bastare – e di quello degli altri paesi europei (venerdì si esprimerà il Bundestag). Almeno fino a mercoledì, le banche greche resteranno chiuse perché la BCE non ha aumentato il tetto della liquidità di emergenza (fondi ELA) che è rimasto fermo a 89 miliardi di Euro. Il Fmi è “pronto a lavorare con le autorità greche e i partner europei” afferma il portavoce del Fondo, Gerry Rice, sottolineando che Christine Lagarde ha informato il board sui contenuti dell’accordo raggiunto.
Grecia: i punti del Greekment
Il documento in cui si rendono note le condizioni dell’intesa è diviso in 3 parti: nella prima si precisa che, per ottenere un prestito dal Meccanismo Europeo di Stabilità (MES), il governo Tsipras dovrà impegnarsi nell’approvazione di una serie di riforme.
Entro il 15 luglio la Grecia dovrà modificare l’IVA e ampliare le imposte per aumentare i ricavi, dare inizio a una “svolta” in materia di pensioni (in attesa di una riforma organica), garantire l’indipendenza dell’ELSTAT (l’Istituto nazionale di statistica greco, spesso preda di interessi politici), oltre a rispettare il trattato sul “Fiscal Compact” e creare un consiglio di bilancio indipendente (in modo che scattino dei tagli automatici di spesa quando non si raggiungono gli obiettivi di avanzo primario). Entro il 22 luglio, invece, il governo Tsipras dovrà riformare il codice di procedura civile ovvero recepire la direttiva Brrd (Bank Recovery and Resolution Directive) sulla gestione delle crisi bancarie.
Nella seconda parte del documento si parla di obiettivi a medio termine per migliorare in generale la situazione economica della Grecia: ancora riforma delle pensioni, provvedimenti per vivacizzare il commercio (liberalizzazioni), privatizzazione dell’operatore di trasmissione dell’energia elettrica Admie o altre misure che garantiscano la concorrenza, modernizzazione del mercato del lavoro (riforma della contrattazione collettiva, licenziamenti collettivi).
Nella terza parte del documento si indicano le modalità di attuazione dell’accordo: il governo greco “deve consultarsi e concordare con le istituzioni tutte le bozze di legge” che riguardano le richieste dei creditori. Nell’ultima parte si delinea anche il funzionamento del fondo che dovrà garantire la restituzione del prestito effettuato dal MES: “Le autorità greche dovranno sviluppare un programma significativo e più consistente di privatizzazioni; gli asset greci di maggior valore saranno trasferiti in un fondo indipendente che li monetizzerà attraverso la loro privatizzazione o altre soluzioni. La monetizzazione degli asset sarà una delle risorse per effettuare i pagamenti delle rate del nuovo prestito del MES e produrre, nel periodo intero del prestito, risorse per un totale di 50 miliardi di euro. Metà di quelle risorse saranno utilizzate per finanziare la ricapitalizzazione delle banche; il denaro che avanzerà da questo 50 per cento sarà usato per ridurre il livello del debito rispetto al Prodotto Interno Lordo (PIL). I rimanenti 25 miliardi di euro saranno usati per nuovi investimenti. Il fondo sarà mantenuto in Grecia e sarà gestito dalle autorità greche sotto la supervisione delle autorità europee”.
I negoziati ripartiranno dopo l’approvazione della prima tranche di riforme. Successivamente all’attuazione della prima parte dell’accordo, BCE, FMI e UE negozieranno un vero e proprio memorandum con la totalità dei provvedimenti che Atene dovrà adottare. Nel frattempo l’Eurogruppo discuterà di un prestito-ponte: alla Grecia servono 7 miliardi entro il 20 luglio e altri 5 entro metà agosto.
Grecia: le reazioni all’accordo
Tra i commenti più duri all’accordo di stamane quello del ministro dell’Energia greco Panagiotis Lafazaris che l’ha definito umiliante; Tsipras, invece, ha difeso la sua scelta: dopo “aver lottato duramente” a Bruxelles, adesso, comincia la battaglia contro “gli interessi consolidati” in Grecia.
Sicuramente non sarà d’accordo con lui Yannis Varoufakis: l’ex ministro delle Finanze ha rivelato che la notte della vittoria del “no” al referendum ha proposto al premier tre provvedimenti di “simulazione” della Grexit: probabilmente avrebbero costretto i creditori a fare nuove concessioni (emettere buoni credito, tagliare i rimborsi dei Bond detenuti dalla BCE, riprendere il controllo della Banca di Grecia sotto il controllo della stessa Banca Centrale Europea). Alla fine, è stato Tsipras a decidere di fare nuove concessioni ai creditori.
Delusi anche i tedeschi, almeno secondo l’importate rivista Bild. Sulla sua edizione online si può trovare scritto: “dopo tutte le promesse sul fatto che non ci sarebbe stato un terzo pacchetto di aiuti…86 miliardi per i greci!“.
Lo stato d’animo è alle stelle, invece, nelle cancellerie d’Europa e tra i rappresentati delle istituzioni comunitarie. Il Presidente della Commissione Europea Juncker ha detto che “non ci sono né vincitori né sconfitti” solo un compromesso. Anche Jeroen Dijsselbloem, a capo dell’Eurogruppo, ha salutato con soddisfazione l’accordo: “ripristinata la fiducia tra le parti” – non discostandosi di molto dalle parole di Angela Merkel – stessa cosa il presidente francese Hollande: “la Grecia resta nell’Euro, ha vinto l’Europa”.
“Sono molto felice per il presidente della Repubblica francese, François Hollande perché non poteva assistere inerme al naufragio dell’Europa e non solo dell’Europa. Perché era questa la posta in palio. Sono meno soddisfatto dalle condizioni imposte alla Grecia e in particolare dal piano di privatizzazione” ha invece detto all’Adnkronos il professore emerito all’Institut d’Etudes Politiques de Paris, Jean-Paul Fitoussi, commentando l’accordo raggiunto sulla Grecia.