L’isola greca di Agistri ha avviato l’uso di Dracmae Connect, una piattaforma per l’utilizzo di valuta virtuale parallela che fa riferimento al sistema M-Pesa, che abilita pagamenti senza la necessità di usare contanti o carte di credito. Uniche condizioni indispensabili per l’uso sono il possesso di un telefono mobile e la connessione ad Internet.
La decisione arriva dal sindaco dell’isola, situata nel golfo Saronico, a seguito di 15 giorni di serrata da parte degli istituti di credito con l’obiettivo principale di supportare l’industria turistica, evitando l’emorragia di stranieri in cerca di vacanze sul territorio greco, forse la più temuta possibile conseguenza immediata della paventata uscita della Grecia dalla zona Euro. La sperimentazione di questa moneta virtuale riguarderà infatti per lo più il suo utilizzo nei ristoranti ed alberghi all’interno di azioni di fidelizzazione rivolte ai turisti.
Il sito greco protothema.gr ha spiegato che “gli esercizi commerciali locali possono utilizzare la valuta parallela nell’ambito dei ‘programmi fedeltà‘ rivolti ai turisti, accettandola per il pagamento di hotel ed altri servizi a prezzi scontati”.
La società di consulenza monetaria britannica Coinstructors, che ha ideato e lanciato il sistema M-Pesa, curandone poi la customizzazione per la Grecia sotto la denominazione di Drachmae Connect, già intravede possibili sviluppi ed estensioni sull’intero suolo ellenico. Il Direttore della società, Lee Gibson-Grant ha sottolineato che l’isola in sperimentazione è usata come “banco di prova, ma non c’è motivo che il sistema non venga usato per tutta la Grecia se avrà successo”.
Peraltro, anche l’uso a fini turistici è, per Gibson-Grant, solo uno dei possibili asset del sistema poiché la Drachmae Connect può essere utilizzata anche per il “trasferimento di fondi e il micro-finanziamento”. Fondamentale, dunque, per il Direttore di Coinstructors è “creare una rete per il suo utilizzo”.
La piattaforma M-Pesa è, del resto, operativa sin dai primi anni 2000. Nel 2003-2007 la sua diffusione è stata sponsorizzata dal Dipartimento per lo sviluppo internazionale (Dfid) nel Regno Unito. Sempre nel 2007, in Kenia, il suo utilizzo è stato promosso dalla Safariom, rete mobile affiliata a Vodafone. Sul sito della multinazionale della telefonia mobile sono consuktabili le istruzioni d’uso della piattaforma, che si basa sull’accesso di clienti registrati attraverso un mandatario, come un negozio o rivenditore di telefoni cellulari, presso cui sono depositati i contanti in cambio di moneta elettronica.
“Una volta che gli utenti hanno registrato tutte le transazioni – si legge sul portale Vodafone – queste vengono completate in modo sicuro inserendo un codice pin ed entrambe le parti ricevono in tempo reale un sms di conferma, quando l’importo della moneta elettronica viene trasferito”. La tecnologia, oltre che in Kenia e Grecia, è stata utilizzata in passato anche da Tanzania, Fiji, Sud Africa, Repubblica democratica del Congo, India, Mozambico, Egitto e Romania.
Il fatto che i sistemi di pagamento virtuali possano costituire un’alternativa ai modelli transattivi tradizionali è del resto un elemento valutato e preso in seria considerazione da più parti protagoniste della crisi greca. Già nel febbraio 2015, l’ormai ex ministro dell’economia greco Varoufakis affermava nel suo blog che i Paesi periferici dell’Eurozona avrebbero potuto creare sistemi alternativi di pagamento per avere “una merce di scambio” con Berlino, Francoforte e Bruxelles, ma anche per “respirare meglio”.
Varoufakis proponeva in particolare l’elaborazione dello “Ft-coin” (moneta delle tasse future), cioè “un algoritmo simile a quello del Bitcoin per creare un sistema trasparente, efficiente e libero dai costi di transazione”.
Silvia Barbieri