Un conto corrente bancario aperto presso la Tesoreria della Camera dei Deputati. Amedeo Matacena junior, ex deputato di Forza Italia – latitante a Dubai – condannato a 5 anni per concorso esterno in associazione mafiosa. Questi latitante a Dubai. E poi la moglie di quest’ultimo, Chiara Rizzo, in rapporti strettissimi con Claudio Scajola, con l’obiettivo di inviare quei soldi del cc bancario a Matacena per il suo trasferimento in Libano. E’ questo il complicatissimo quadro che ne evince dalla ricostruzione della Direzione Investigativa Antimafia, culminata con l’arresto dell’ex Ministro e di altre sette persone.
Fra queste vi è la moglie di Matacena. Arrestata all’aeroporto di Nizza dopo essere tornata da Dubai. Il lavoro di quest’ultima è la ricerca di appoggi per trasferire il denaro necessario ad una nuova sistemazione per il marito: il Libano. Infatti Dubai è diventata troppo ‘calda’ per Matacena dopo la richiesta di estradizione ordinata dalla giustizia italiana. Beirut, al contrario, è una meta più tranquilla per chi ha la necessità di dormire sono tranquilli. Scajola promette una svolta: anzitutto organizza, per mezzo dell’intermediazione di Speziali – altro indagato –, un incontro con l’ambasciatore libanese in Italia, poi saltato per il rimpasto del Governo in seno a Beirut. Quando quest’ultimo si riforma promette una soluzione alla vicenda. A questo punto servono i soldi per organizzare il tutto.
Questo lo scambio di battute Scajola-Rizzo: “Amedeo ha un conto corrente presso la tesoreria della Camera?”. “Sì, in quanto l’ultima volta ha pagato versando ad Amedeo là”. “E’ perfetto – afferma Scajola – in quanto risolveranno tutto in questo modo… Se lui ha fatto una comunicazione alla Camera”. Quindi Chiara Rizzo, che interrompe Scajola sostenendo come “la comunicazione l’aveva già fatta e avevano fatto la doppia firma con Lei”. “Risolverò tutto”, la promessa di Scajola.
Gli interrogatori: oggi tocca a Rizzo, estradata dalla gendarmeria francese. Solo mercoledì toccherà a Claudio Scajola, in quanto la DIA di Reggio Calabria dovrà analizzare gli schedari sequestrati nell’ufficio dell’ex Ministro. “Una documentazione ancora tutta da esaminare e valutare”, ha affermato il procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Federico Cafiero de Raho”. Infine è arrivata la parola del diretto interessato, Macatena: “mi sono scoperto tra ieri e oggi per la prima volta a pensare veramente di farla finita – in un’intervista, per mezzo di Skype, alla Tgr Rai calabrese – , poi ho sentito mio figlio: non si può fare. Mi sento devastato. Come si sentirebbe lei se avesse sua madre agli arresti domiciliari, sua moglie in carcere ed i figli da soli, che stanno cercando di affrontare questa situazione difficile?. Non ho fatto nessun tentativo di andare in Libano – ha aggiunto – . In Libano sarebbe stato molto più facile essere estradato”.