Il quotidiano conservatore Ekathimerini parla di sprint, dopo la maratona notturna che ha portato agli accordi di lunedì mattina.
In effetti sembra più una corsa a tappe quella che aspetta i greci, e non solo, per poter ottenere innanzitutto il prestito ponte di 7 miliardi entro il 20 luglio, che servirà a restituire una rata del prestito della BCE, di 3,5 miliardi, e poi altri 5 miliardi per agosto. E infine il grosso degli 82-86 miliardi concordati con la troika.
Crisi Grecia, le leggi da approvare entro domani
Prima però il Parlamento greco dovrà votare le riforme promesse entro domani 15 luglio, ovvero delle leggi che rispettino i punti dell’accordo che vediamo qui e quindi:
– modifichino l’IVA e aumentino le imposte per aumentare le entrate, ovvero l’imposta del valore aggiunto salirà al 23% per i ristoranti, le tasse saliranno al 13% per i beni di lusso, sarà abolito entro il 2016 lo sconto del 30% per le isole, salirà dal 26% al 28% l’imposta sulle imprese. Previsti anche tagli alla difesa di 100 milioni di euro nel 2015 e 200 milioni nel 2016 e l’introduzione della tassa sugli spazi pubblicitari in tv.
– modifichino il sistema delle pensioni con alcune misure anticipate in vista di una riforma organica, ovvero prevedano risparmi su pensioni tra lo 0,25-0,50% del pil nel 2015 e l’1% dal 2016 in poi, tagliando progressivamente le baby pensioni (creando disincentivi) e innalzando l’età pensionabile a 67 anni entro il 2022. Inoltre si dovrà abolire anche il contributo di solidarietà per pensionati entro il 2019;
– garantiscano la piena indipendenza dell’ELSTAT, l’Ufficio di statistica nazionale greco, più volte in passato oggetto di condizionamenti politici;
– creino un consiglio di bilancio indipendente in modo che scattino tagli automatici di spesa quando si verifichino deviazioni dagli obiettivi di avanzo primario, secondo del direttive del Fiscal Compact;
Entro il 22 luglio invece dovrà essere approvata la riforma del Codice di procedura civile, per ridurre i costi della giustizia e accelerare i processi e l’adozione delle nuove regole europee sulla gestione delle crisi bancaria.
Dovrà poi essere creato il fondo da 50 miliardi che raccoglierà il ricavato delle privatizzazioni, e sarà uno strumento di rimborso dell’ulteriore prestito del fondo Salva Stati. E’ su questo fondo che si è realizzato l’unica parziale concessione fatta a Tsipras: avrà sede in Grecia e sarà gestito da greci con la supervisione delle autorità europee
Da Repubblica uno schema dei prossimi passaggi prima dell’effettiva entrata in vigore dell’accordo
Crisi Grecia, le resistenze nella maggioranza di Tsipras
Non sarà però un percorso facile in Parlamento, di fatto la maggioranza di Syriza e ANEL in PArlamento non c’è più.
Il leader di ANEL, il ministro della difesa Kammenos ha già annunciato che il suo partito di destra consrvatrice e populista non potrà votare a favore delle misure contenute nell’accordo.
Non va meglio all’interno di Syriza: il principale avversario di Tsipras sarà il presidente della camera, la giovane avvvocatessa Zoe Konstantopoulou, della sinistra più dura, che è nota per le tattiche dilatorie, che del resto ha usato anche in tribunale, in un episodio famoso in Grecia quando fu accusata dalle vittime canadesi e australiani di uno stupro di usare ogni cavillo e mezzi pretestuosi per rallentare il giudizio dei violentatori greci che difendeva.
E’ praticamente certo che farà di tutto per non fare avere alle leggi da approvare nessuna corsia preferenziale, entrando in collisione con il suo stesso partito, che potrebbe metter ai voti una mozione di censura su di lei, per cui però ci vuole tempo, un bene di cui Tsipras non ha disponbilità.
A questo punto il premier greco dovrà contare su una maggioranza trasversale che coinvolga assieme alla parte lealista del proprio partito (circa 115 deputati su 148, la maggioranza è 150), anche quelli dell’opposizione conservatrice di Nea Demokratia, socialdemocratica del Pasok e centrista liberale di Potami. Proprio quelle forze che Tsipras ha sempre accusato di essere succube del’odiata troika.
Lafazanis, il ministro dell’Energia e capofila dei dissidenti di Syriza ha affermato: “È un nuovo salvataggio più duro che ristabilisce la troika e mantiene il Paese nello stato di colonia del debito sotto custodia Ue, guidata dalla Germania”.
E non aiuta la presa di posizione di Varoufakis che ha affermato che non avrebbe mai firmato quel tipo di accordo.
Crisi Grecia, il portavoce di Syriza su Renzi: “Grazie per le parole, ma non ci ha aiutato abbastanza”
Il portavoce di Syriza è chiaro: “Inutile nasconderlo, questo accordo è un trauma per il partito, per i suoi militanti e per i compagni in generale. Nessuno di noi,sia chiaro, vuole nascondere che il pacchetto arrivato da Bruxelles è pesante”, afferma Moulopoulos.
E aggiunge: “i compagni che protestano li capisco, anche io ho un problema di coscienza ma è impossibile riaprire le urne adesso. Appena la situazione si normalizzerà è giusto che la nostra gente possa nuovamente pronunciarsi, la Grecia continuerà ad essere governata da un governo di Syriza”.
Non risparmia una stoccata assieme a una lode a Renzi: “Avremmo voluto che Renzi si facesse avanti con maggiore decisione ma devo riconoscere al premier italiano di avere affermato l’altro giorno che la politica europea va rifondata perchè non può esistere un’Unione che si basa soltanto su politiche di austerità e non di sviluppo. Un intervento positivo anche se non decisivo, ma la piccola Grecia da sola è riuscita ugualmente a smascherare l’ipocrisia dell’Europa”