Referendum Ucraina: un plebiscito in favore dell’indipendenza
Quella di oggi è una giornata particolare per l’Ucraina intera: tutti i testimoni riferiscono di un’atmosfera strana nel bacino del Dombass, da “giorno dopo”; non ci sono stati i festeggiamenti che hanno contraddistinto la vittoria del referendum separatista in Crimea, si respira aria di guerra e si ha paura di quello che potrebbe riservare l’immediato futuro.
Il fronte separatista ha, è innegabile, trionfato nelle regioni sudorientali: a Lugansk con più del 95% dei voti favorevoli, a Donetsk con quasi il 90% (hanno votato rispettivamente il 78 e l’84% degli aventi diritto (le liste sono quelle del 2012 perché Kiev ha bloccato i Database – bassissima la percentuale di schede nulle). Sono previste delle manifestazioni, ma niente di clamoroso e trionfale, nel pomeriggio; nel frattempo si attende la risposta armata di Kiev che – per bocca del Capo dello Stato Turchynov – ha annunciato la continuazione dell’offensiva militare – si sta combattendo in particolare a Slovyansk – contro gli autori della “farsa propagandista senza nessuna base legale; ispirata e organizzata dal Cremlino” che potrebbe strappare all’Ucraina una regione che vale il 20% del PIL nazionale.
Tutti gli alleati europei dell’Ucraina che guarda a Bruxelles hanno condannato l’esito del referendum e, ancor prima, la consultazione elettorale stessa: a Berlino sono sicuri che “il voto sia stato truccato”, giudizio basato anche sulla velocità dello scrutinio; Francesca Mogherini, a capo della diplomazia italiana, si augura che anche Mosca definisca “illegale” il referendum che comunque “Putin aveva invitato a rinviare”.
Mosca da parte sua è cauta nell’appoggiare le istanze delle regioni russofone dell’Ucraina anche se “rispettiamo la volontà della popolazione delle regioni di Donetsk e Lugansk”; Lavrov, oggi, è comunque intervenuto sulla questione di un possibile summit a 4 tra Usa, Russia, Europa e Ucraina ritenendo impossibile il suo verificarsi se non quando Kiev accetterà di interrompere l’operazione antiterrorismo e accetterà il dialogo con i federalisti.
La sensazione è che Usa, Russia ed Europa non abbiano fretta di fare il prossimo passo in attesa di quello che rappresenta il “vero” voto ucraino, quello delle presidenziali del 25 Maggio – alle quali non parteciperanno le “Repubbliche Indipendenti” di Lugansk e Donetsk: un passo verso la richiesta di annessione?
Guglielmo Sano