El Chapo: la fuga di uno dei criminali più potenti e pericolosi al mondo ha fatto infuriare la società messicana. Pena Nieto cerca di rimediare alla figuraccia: stanno emergendo tutti i limiti delle autorità del paese
El Chapo: la taglia da 4 milioni
Quasi 4 milioni di dollari di ricompensa a chi riporta in carcere Joaquin Guzman, 58 anni, detto El Chapo (il corto): il più importante “signore della droga” del mondo, domenica, è stato autore di una fuga spettacolare (attraverso un tunnel lungo un miglio) da Altipiano, prigione di massima sicurezza, dove era stato rinchiuso dopo 13 anni di latitanza.
Secondo la US Drug Enforcement Administration (l’agenzia antidroga Usa meglio conosciuta come DEA) il leader del cartello di Sinaloa – noto da almeno 20 anni per i sofisticati tunnel sotterranei scavati tra Messico e Stati Uniti – ha cominciato a progettare la fuga sin dalla sua cattura nel febbraio 2014: non sono serviti a niente i ripetuti allarmi rivolti alle autorità messicane.
El Chapo: Inside job
Le autorità messicane, e su tutti il ministro dell’Interno Miguel Angel Osorio Chong, ipotizzano che El Chapo abbia potuto contare sulla collaborazione del personale carcerario che avrebbe dovuto sorvegliarlo: “non avrebbe potuto farlo senza delle complicità, se venissero provate si tratterebbe di tradimento“.
Finora, a pagare per la battuta d’arresto nella lotta ai cartelli subita dal Presidente Pena Nieto (la cattura di Guzman è uno dei suoi argomenti migliori quando si avvicinano le elezioni) è stato il direttore della prigione di Altipiano, silurato senza pensarci due volte. In queste ore si stanno svolgendo gli interrogatori di 34 funzionari del carcere, oltre che di 17 detenuti; nessuno è stato ancora accusato formalmente di favoreggiamento.
Già nel 20o1, El Chapo era riuscito a fuggire da un carcere di massima sicurezza, quello di Puente Grande, dove scontava una condanna a 20 anni per traffico di droga: allora gli bastò corrompere le guardie. Dopo l’ultima fuga si ipotizzano collusioni ben più in alto.