Luci e ombre dei dati Istat sul numero dei poveri in Italia

Pubblicato il 15 Luglio 2015 alle 19:16 Autore: Francesco Ferraro
crisi

Dopo due anni consecutivi in cui in Italia l’indice di povertà assoluta ha toccato livelli da record, stamane l’Istat ha diffuso dei dati incoraggianti che segnerebbero l’inizio della fine degli anni più bui dell’economia italiana.

Secondo l’indagine dell’istituto di statistica sulla spesa delle famiglie, infatti, nel 2014 l’indice di povertà assoluta si è mantenuto pressoché stabile. Se da un lato questi dati segnano un importante cambio di rotta, dall’altro c’è poco da gioire se si pensa che un milione e 470mila famiglie (il 6,8% della popolazione residente, 4 milioni e 102mila persone) sono ancora in condizioni di povertà estrema, con percentuali più alte al Sud (8,6%) e più basse al Nord (4,2%) e al Centro (4,8%). In particolare, resta critica la situazione in Calabria, Basilicata e Sicilia, dove oltre una famiglia su quattro vive in condizioni di vera e propria indigenza; dati, questi ultimi, rimasti invariati anche rispetto al 2013.
Per soglia di povertà assoluta, l’Istat intende il livello di spesa minima necessario affinché possano essere acquistati beni e servizi essenziali, considerata anche la tipologia di famiglia e il numero di componenti.

Segnali di miglioramento si sono registrati tra le famiglie con componenti di età compresa tra i 45 e i 54 anni (dal 7,4% al 6%), tra le coppie con due figli (dall’8,6% al 5,9%), nelle famiglie composte da 4 membri (dall’8,6% al 6,7%) e tra le famiglie con a capo una persona in cerca di occupazione (dal 23,7% al 16,2%).

Al contrario, elevati livelli di povertà si registrano all’interno di famiglie con cinque o più componenti (16,4%), principalmente se si parla di coppie con tre o più figli a carico (16%). La percentuale si impenna al 18,6% se all’interno della famiglia sono presenti almeno tre figli minori.

Renzi: “C’è ancora molto da fare ma è una buona notizia”

“L’Italia ha oggettivamente svoltato ma c’è ancora molto da fare. Se manteniamo questo ritmo sulle riforme avremo dati di crescita significativi” ha affermato questa mattina il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, in visita di Stato in Kenya. “E’ una buona notizia ma sarò felice – ha aggiunto il premier – quando vedrò dati di crescita superiori allo 0,1”.

L’Unione dei Consumatori: “Altro che ottimismo, dati da terzo mondo”

“Se i poveri fossero aumentati sarebbe stato ben peggio, ma lo stabile, in questo caso, significa una cosa molto grave: che non c’è stato alcun miglioramento. I dati della povertà assoluta continuano, cioè, ad essere da Terzo mondo e non si sono fatti passi in avanti”. A parlare è il segretario dell’Unione dei Consumatori, Massimiliano Dona, che ha anche invitato il governo ad “estendere il bonus di 80 euro anche agli incapienti o di valutare un reddito minimo garantito per questi poveri”.

Sulle barricate anche il Codacons, secondo cui il numero dei poveri in Italia è “abnorme” e “rappresenta una vergogna per un Paese civile”.

I dati dell’Istat sono stati diffusi nei giorni in cui Coldiretti ha affermato che in Italia 428.587 bambini con meno di 5 anni devono fare ricorso agli aiuti alimentari per poter mangiare.
Una luce fioca, dunque, in fondo al tunnel della crisi economica italiana.

L'autore: Francesco Ferraro

Classe 1991, romano, laureato in “Scienze Politiche e Relazioni Internazionali” all'Università “Roma Tre” con una tesi su Giorgio Napolitano, master in Comunicazione Politica all'Università di Urbino, attualmente segue il corso “Mass Media e Politica” dell’Università di Bologna - Campus di Forlì. Si occupa di politica interna, Quirinale e di comunicazione politica. Collabora con Termometro Politico dal 2015. Su twitter @franzifer
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