“Nulla di segreto, nulla di nascosto, nulla di nuovo”. Il question time di ieri pomeriggio alla Camera che ha visto Maria Elena Boschi sedere sul banco degli “imputati” a nome del governo si potrebbe riassumere in queste tre proposizioni. Brevi, meccaniche, quasi urlate.
L’interrogazione – presentata da ben 94 deputati del Movimento 5 Stelle (tra cui Alessandro Di Battista, Luigi Di Maio, Carla Ruocco, Fabiana Dadone, Riccardo Nuti, Roberto Fico, Danilo Toninelli) – chiamava il governo a rispondere delle intercettazioni uscite sul Fatto Quotidiano venerdì scorso tra l’ex sindaco di Firenze e oggi Presidente del Consiglio Matteo Renzi e l’allora comandante interregionale della Guardia di Finanza di Emilia-Romagna e Toscana Michele Adinolfi. Le telefonate sono finite nelle carte dell’inchiesta della procura di Napoli sulla metanizzazione della Cpl Concordia in cui lo stesso Adinolfi era indagato per una presunta fuga di notizie, poi successivamente archiviato su richiesta dello stesso pm Henry John Woodcock.
Nardella-Adinolfi
In una prima intercettazione ambientale viene registrato un pranzo risalente al 5 febbraio 2014 alla Taverna Flavia di Roma in cui il vicesindaco di Firenze Dario Nardella, Michele Adinolfi, il boiardo di Stato Vincenzo Fortunato e il Presidente dei medici sportivi Maurizio Casasco, intavolano una chiacchierata informale sulle vicende politiche di stretta attualità. Ad un certo punto Adinolfi (oggi numero due delle fiamme gialle) riferisce di una presunta ricattabilità del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano tramite scottanti informazioni riguardanti il figlio Giulio, così “l’ex capo della polizia Gianni De Gennaro e (Gianni, ndr) Letta ce l’hanno per le palle”. Sul pranzo il ministro per le Riforme e i rapporti con Parlamento Maria Elena Boschi ha riferito in aula che “il governo non ha nulla da dire” poiché nella vicenda non è coinvolto alcun membro dell’esecutivo.
“Rimpastino sicuro”
In una seconda intercettazione – risalente all’11 gennaio 2014, trentanovesimo compleanno di Renzi – i pm captano una conversazione tra l’allora sindaco di Firenze e Adinolfi in cui, dopo gli auguri di circostanza, il generale della guardia di Finanza chiede a Renzi se fossero vere le voci su un possibile “rimpastino” di governo come annunciato dai giornali dopo la vittoria del sindaco di Firenze alle primarie del Pd. “Sì, sì – risponde sicuro l’attuale premier – rimpastino sicuro. Rimpastone, no rimpastino! Il problema è capire anche… se mettere qualcuno dei nostri…”.
Renzi: “Lui (Letta) è proprio incapace…”
Poi – tra le righe del dilemma sulle dimensioni del rimpasto – spunta fuori un giudizio di Renzi sull’allora Presidente del Consiglio Enrico Letta: “E sai, a questo punto, c’è prima l’Italia, non c’è niente da fare. Mettersi a discutere per buttare all’aria tutto, secondo me alla lunga sarebbe meglio per il Paese perché lui (Letta, ndr) è proprio incapace, il nostro amico. Però…”. La frase la conclude Adinolfi che porta acqua al mulino del segretario: “È niente, Matteo, non c’è niente, dai, siamo onesti”.
Continuando con le confidenze, poi, Renzi si dice d’accordo con Adinolfi sul fatto che Letta fosse “perfetto come Presidente della Repubblica” tanto che – svela il sindaco di Firenze – “gliel’ho detto anche ieri”. Un incapace al Colle, insomma. Problema: Letta non ha l’età giusta (50 anni, come prevede la Costituzione) perciò “bisogna aspettare agosto del 2016” ma Napolitano al 2016 “non c’arriva” perché “nel 2015 vuole andar via”. Infine, nella telefonata si parla di un patto del Nazareno già esistente, una settimana prima dello storico incontro tra Renzi, Lotti, Berlusconi e Letta (Gianni) nella sede democratica: “il numero uno (Napolitano, ndr) ce l’ha a morte con Berlusconi per cui… e Berlusconi invece sarebbe più sensibile a fare un ragionamento diverso”.
Maria Elena Boschi e Giannino “illazione fantasy”
Maria Elena Boschi in aula derubricato la cosa a banali “supposizioni”, “ipotesi”, “congetture” o “addirittura illazioni” che interessano solo “agli appassionati di fantasy” ma “non ha niente a che vedere con l’attività di governo”. Infatti, ha continuato il ministro, nelle intercettazioni “non si fa mai riferimento a possibili sostituzioni o promozioni di esponenti della Guardia di Finanza né a possibili ricatti nei confronti dell’allora Presidente della Repubblica”.
“Sul rimpastino o rimpastone – ha ancora detto Boschi – non è nulla di più o di quello che si poteva leggere in quei giorni su tutti i giornali” ma, soprattutto, nelle intercettazioni “non c’è nessuna ipotesi di un possibile cambio del Presidente del Consiglio”.
Infine, il ministro ha definito “grave” il fatto che “intercettazioni che non hanno alcuna rilevanza penale siano finite ad un giornale anziché essere stralciate” e, soprattutto, “che siano state pubblicate”. “Non è la prima volta che succede, speriamo che sia l’ultima” ha concluso Boschi.
La questione si trova ora sul tavolo del Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione Pasquale Ciccolo che ha aperto un fascicolo per capire come mai le carte dell’inchiesta siano arrivate a Modena (sede della Cpl Concordia) senza gli omissis. Martedì inoltre si è riunita nuovamente la Commissione Giustizia della Camera per limare gli ultimi dettagli del disegno di legge delega sulla riforma del processo penale che prevede anche una stretta sulle intercettazioni. La delega, secondo la Presidente della Commissione Donatella Ferranti (Pd), sarà approvata dal Parlamento entro la pausa estiva.
Giacomo Salvini