Berlusconi ai suoi: “Se vado in galera fate la rivoluzione”
La calda estate di Silvio Berlusconi prosegue tra arringhe rivolte ai suoi fedelissimi, ipotesi riguardo il futuro di Forza Italia, attacchi diretti a Renzi e l’Italicum e, in mezzo a fungere da collante, l’immancabile battaglia contro la magistratura. Il Cavaliere è intervenuto oggi durante la prima conferenza nazionale degli amministratori locali di Fi e, inutile negarlo, il tema principale della discussione ha toccato proprio la creatura politica nata nel 1994 e rilanciata nel 2013. Visti i guai interni al partito e quelli esterni, tra dissidenti e alleanze ancora da definire con chiarezza, Berlusconi ha voluto rassicurare affermando con fermezza che ‘solo un folle può pensare di rottamare Forza Italia‘ e che il partito continuerà a chiamarsi nello stesso modo di sempre. Allarme rientrato dunque? Neppure per idea perché da qualche settimana il Cav starebbe lavorando ad ‘una grande casa aperta della speranza, potete chiamarla come volete,’L’Altra Italia‘ o come più vi piace, l’importante è che non ci siano politici di professione’.
Una nuova creatura?
Il progetto a cui sta pensando Berlusconi combacia con quello esternato non molto tempo fa in cui il Cav proponeva di creare un modello sulla scia del Partito Repubblicano. Insomma, una sorta di fronte comune del Centro-destra dove includere ogni forza politica da opporre al Pd di Renzi. Cosa racchiudere all’interno dell’ipotetica ‘Casa della speranza’? Secondo Berlusconi qui troverebbero casa ‘partiti, movimenti e professionisti che non vengono dalla politica’ inoltre ‘insieme a questo diremo chiaro che proporremo 20 saggi che formeranno un governo di saggi e un programma che contiene quello di cui Italia ha bisogno. Il programma? Meno tasse e meno Stato, più aiuti a chi ha bisogno, più sicurezza e più garanzie’. Ala base di tutto resta il diktat del ‘non si rottama Forza Italia’.
Siamo di fronte all’idea di un progetto ambizioso che attualmente si scontra con la realtà ovvero l’insidia rappresentata da un’eventuale condanna. Riguardo ciò Berlusconi è stato chiarissimo: ‘Sarebbe facile per me andare da qualche altra parte, ma ho un senso di responsabilità che mi frega e sono qui ad affrontare la sinistra ed i Pm. Ed io non avendo più nulla rischio di finire in galera e se questo dovesse accadere spero che facciate un minimo di rivoluzione’. Non manca un avviso ai suoi fedelissimi: ‘per i kalashnikov rivolgetevi a Umberto Bossi’.
Nel discorso di Berlusconi non sono mancati attacchi a Renzi, Europa e Italicum. L’attuale premier ‘non è nemmeno stato eletto parlamentare e governa con una maggioranza che ci è stata usurpata’. ‘Questo governo – continua il Cav – è frutto di un colpo di Stato, l’ultimo governo davvero eletto dal popolo è stato il nostro’. Berlusconi va ancora più duro riguardo al secondo punto: ‘L’ Europa ha accettato l’egemonia della Germania che a sua volta segue i diktat degli Stati Uniti. Il risultato è una situazione non lontanissima da quella che ha provocato due guerre mondiali. Speriamo di trovare in Europa quei leader che oggi non ci sono’. Infine non poteva mancare un pensiero sull’Italicum, legge elettorale che ‘subirà cambiamenti’ perché ‘il sistema dei 100 capilista” bloccati “è ingiusto, ci batteremo per un sistema di preferenze libero per tutti’.
Berlusconi: “Io come Tsipras”
In mezzo ai temi principali affrontati dal Cav c’è spazio per un paragone con quanto accaduto a Tsipras. ‘Dopo la speculazione ordinata dalla Bundesbank contro i nostri titoli di Stato – ha raccontato Berlusconi – dissero che non eravamo più in grado di pagare pensioni e stipendi. Al G20 di Cannes mi ritrovai nella posizione di Tsipras. Mi dissero “Siamo qui per aiutarti a non avere il default”. Il primo giorno mi offrirono 50 miliardi di euro, il secondo 100 miliardi euro. La contropartita era la colonizzazione dell’Italia. Io cercai di spiegare che i nostri conti erano perfettamente in ordine, come poi fu ampiamente dimostrato, e me ne andai. Solo Obama disse “Silvio is right”, “Silvio ha ragione”. Tornai in Italia e mi trovai con otto tra i nostri più fedeli amici, parlamentari, che si erano spostati nel gruppo misto e avevano messo in crisi il nostro governo’.
Federico Giuliani