In merito alla promessa di Renzi di una legge entro l’anno sulle unioni civili, la Cei non è rimasta indifferente. A muoversi direttamente il segretario generale monsignor Nunzio Galantino che ha voluto invocare maggiore attenzione verso la famiglia “tradizionale”.
Renzi: “Entro l’anno legge sulle unioni civili”
Nel corso dell’Assemblea del Pd, il segretario Matteo Renzi ha assicurato: “La discussione può essere fatta insieme la gruppo della Camera in modo che alla Camera la lettura sia confermativa e si possa definitivamente approvare entro l’anno la legge sulle unioni civili”.
La Cei: “Rispetto alle urgenze, attenzione paradossale”
La risposta del monsignor Galantino non si è fatta attendere: “Rispetto alle urgenze che si impongono sia a livello interno come a livello internazionale è paradossale questa attenzione. Peccato non poterne riscontrare altrettanta in effettive misure di sostegno alla famiglia, nonostante questa sia la cellula fondamentale del nostro tessuto sociale, l’unica che assicura una serie di funzioni preziose e insostituibili”. Il segretario generale della Cei spiega: “Nessuno è qui a mettere in discussione i diritti individuali che sono sacrosanti. La nostra contrarietà riguarda la confusione che il disegno di legge introduce, evitando opportunamente l’utilizzo del termine ‘matrimonio’, ma di fatto attribuendo alle unioni omosessuali diritti e doveri uguali a quelli previsti per la famiglia fondata sul matrimonio”.
“È troppo chiedere rispetto diversità tra famiglia e unioni?”
“Restiamo convinti che una cosa sia la famiglia fondata su due persone di sesso diverso, come prevede l’articolo 29 della Costituzione, e tutt’altra siano le unioni tra persone dello stesso sesso. È troppo chiedere che tale diversità venga rispettata dal Legislatore come dal Governo?”. Monsignor Galantino prosegue: “Siamo di fronte all’attribuzione di un eguale regime a realtà che sono di fatto diverse, come è sempre stato riconosciuto sia a livello giuridico che di senso comune”. Gantino conclude: “Principio di giustizia sarebbe, piuttosto, dare a ciascuno il suo”.