Continua a far discutere la promessa che Matteo Renzi ha formulato nel corso dell’Assemblea del PD tenutasi ieri eccezionalmente all’Expo di Milano. Il presidente del Consiglio ha dichiarato che già l’anno prossimo verrà abolita l’Imu mentre, a partire dal 2017, vi saranno notevoli ridimensionamenti anche su altre imposte quali Ires, Irap e Irpef.
La proposta di Renzi
Come nel suo stile, il segretario-premier non ha usato mezzi termini, facendo intendere di voler attuare una riforma fiscale senza precedenti, anche per togliere una volta per tutte al Pd il nefasto marchio di “partito delle tasse”. Così, ha deciso di tirare fuori dal cilindro un grande classico dei leader politici in crisi di consenso: l’abolizione della tassa sulla prima casa. Tuttavia, al di là del fatto che vi sia una reale volontà o si tratti soltanto di un proclama , permangono seri dubbi sull’effettiva realizzabilità dell’ambizioso progetto dell’ex sindaco di Firenze.
Brunetta: “Renzi soffre di annuncite”
Fra le prime reazioni all’intervento di Renzi, c’è stata quella di Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera, che oggi in un’intervista a La Stampa, ha rispolverato l’accusa di “annuncite”, di cui spesso è stato oggetto Renzi a causa dell’eccesso di annunci e slogan che poi non si concretizzerebbero sul piano pratico. «Innanzitutto Renzi deve ancora dirci come farà a trovare 51 miliardi – ha affermato Brunetta – da qui al 2018, per le clausole di salvaguardia, prima che scatti l’aumento Iva. Tant’è che al ministero, mi dicono, hanno le mani tra i capelli»
Già Berlusconi nel 2008 promise l’abolizione dell’Ici
All’inevitabile domanda sul parallelismo con Berlusconi (che promettendo di abolire l’Ici – antenata dell’Imu – quasi sfiorò una clamorosa vittoria nel 2006 per poi trionfare in quelle del 2008), il capogruppo forzista risponde prontamente: «la tagliammo davvero al primo consiglio dei ministri.
Brunetta annota la differenza: “Era in campagna elettorale”
E poi c’è una differenza. Allora, Berlusconi era in campagna elettorale, Renzi è al governo. Non è serio per chi governa dire che tagli le tasse senza spiegare le coperture. Così finirà come con gli 80 euro, che sono costati un aumento delle tasse per tutti».
In ogni caso, al netto delle perplessità espresse dall’ex ministro della funzione pubblica, la notoria abilità comunicativa del presidente del consiglio lascia supporre che tutte le mosse siano state adeguatamente studiate. D’altronde, quello dell’abolizione dell’Imu è un tasto delicatissimo, uno di quei programmi di polity da annunciare solo se si ha la certezza di una sua attuabilità. In questi casi, infatti, si va a toccare uno dei temi più sentiti dall’elettorato – anche (e soprattutto) quello meno attento e interessato al dibattito politico, quell’amplissima fetta di italiani che indirizzano il loro comportamento elettorale in base alle decisioni che ricadono sul proprio portafoglio, e non certo a una rinnovata legge elettorale o a un riassetto costituzionale. È evidente che i sondaggi sempre meno rassicuranti – uniti alle immancabili polemiche interne al partito e al caso Crocetta – abbiano convinto Renzi che è questo il momento di una svolta forte. Perché, da rottamatore a rottamato, il passo è breve.