30 milioni di euro: sono i soldi messi a bilancio lo scorso anno dalla giunta regionale della Lombardia, presieduta da Roberto Maroni, per l’indizione della consultazione popolare riguardante l’ottenimento dello statuto speciale di regione autonoma, vero caposaldo elettorale cui il Carroccio sembra non voler proprio rinunciare.
Luglio 2015: arrivano altri 19 milioni di euro
La regione ha da poco contabilizzato altri 19 milioni di euro di fondi pubblici prevedendo un voto già l’anno prossimo. Tale cifra dovrà servire, stando alle fonti, a pagare le apparecchiature utili per la nuova “consultazione telematica” che dovrebbe così affiancarsi alla tradizionale delibera dell’urna referendaria. Secondo le dichiarazioni rilasciate in consiglio regionale il 15 luglio dal presidente della regione Roberto Maroni il referendum, che negli orizzonti più rosei di un federalismo mai sopito potrebbe chiamare i lombardi a esprimersi su una corposa “decentralizzazione fiscale” la quale permetterebbe ad esempio di trattenere il 75% delle imposte sul territorio, “costerà meno di quanto previsto”. “Vogliamo abbinarlo alle prossime elezioni amministrative. Sto discutendo di questo con il ministero dell’Interno – ha proseguito Maroni – e spero che ci conceda questo abbinamento, che porterebbe a un’enorme riduzione dei costi”.
Il nodo gordiano costituzionale
Il nodo gordiano che ostacola sensibilmente non tanto il voto in sé, quanto l’effettiva messa in atto del risultato di tale eventuale consultazione referendaria è però rappresentato dalla Costituzione. Il Parlamento ha infatti recentemente modificato l’approvazione del referendum popolare che adesso necessita di una maggioranza qualificata e di una doppia lettura applicativa. Sarà dunque arduo sperare di ottenere l’agognato statuto delle autonomie: più facilmente il tutto potrebbe rimanere, rebus sic stantibus, agli occhi dello Stato, una mera velleità popolare.
Tirando le somme
Tirando le somme, i fondi pubblici che la regione Lombardia ha, ad oggi, messo in conto corrispondono a quasi 50 milioni di euro. In favore del referendum e del possibile utilizzo delle nuove procedure telematiche di voto si sono espressi alcuni consiglieri del Movimento cinque stelle tra cui Iolanda Nanni: “Questo meccanismo consente maggiore economicità, più condivisione e partecipazione da parte dei cittadini”. Sostanzialmente contraria, invece, la pattuglia dei democratici.
Riccardo Piazza