“Abolire la tassa sulla prima casa è ingiusto ed inaccettabile”. Parola di Vincenzo Visco, ex ministro del Tesoro nei governi di centrosinistra e dipinto a più riprese negli anni dal centrodestra come il “vampiro” delle tasse. Intervistato dal quotidiano Repubblica, Visco stronca la proposta avanzata dal premier Matteo Renzi, considerandola un’idea troppo di destra persino per i democrats statunitensi: “Obama non lo avrebbe fatto. In America questa è la filosofia economica dei tea party”.
Visco spiega il suo pensiero: “Le prime case non sono tutte uguali. La mia casa a Roma vale circa un milione, la villa di Arcore ne varrà dieci e un appartamento in periferia vale 100 o 200 mila euro. Un fisco che tratta questi patrimoni nello stesso modo è un fisco profondamente ingiusto”. Una modifica opportuna potrebbe essere “mettere un tetto che consenta di escludere dalla tassa sulla prima casa i redditi bassi”.
Visco e l’IMU
Visco rifiuta l’appellativo di PD quale partito delle tasse, rispolverato proprio dallo stesso Renzi: “Non capisco perché dobbiamo accettare quell’accusa. Obama fa pagare le tasse ai ricchi per finanziare il welfare. Così fanno i partiti di centrosinistra in tutto il mondo. Non sbandierano slogan contro le tasse”. E chiede a Renzi sforzi maggiori su altri versanti, come per esempio quello della lotta all’evasione: “siamo al secondo posto per entità dell’evasione fiscale, siamo dietro solo alla Grecia”. E bacchetta il governo: “In occasione della discussione dell’ultima manovra il governo ha detto no a una proposta che prevedeva la trasmissione telematica dei dati in modo da poter controllare in tempo reale tutta la filiera dell’Iva. Una norma che avrebbe consentito di ottenere introiti per una quarantina di miliardi”.
Visco precisa di non essere contrario all’abbassamento delle tasse – “Non ho detto questo. Ho detto che è ingiusto ridurle con quei provvedimenti” – e di condividere l’idea di Renzi di porre in primo piano la riduzione del debito anziché il rispetto dei parametri europei, ammesso che “a Bruxelles ce lo lascino fare…”.