Ucraina: nelle ultime settimane l’attenzione mediatica si è concentrata sulla crisi economica greca e sull’effetto che quest’ultima avrebbe avuto sui vari paesi dell’Europa del Sud ignorando il fatto che anche Kiev, per motivi differenti, sembra essere prossima al default.
Ucraina: un paese in bancarotta
Il paese, dilaniato da conflitti interni, lacerato dallo smembramento della Crimea e in una situazione di forte contrasto con Mosca vive una crisi economico-finanziaria profondissima. Nel corso del primo trimestre del 2015 il Pil è crollato del 18% rispetto all’anno precedente e la produzione industriale si è ridotta del 20% rispetto a maggio 2014; il tasso di inflazione è di oltre il 60%, la moneta ucraina si è svalutata, in un anno, di oltre il 70% e il paese è di fatto in bancarotta.
Negli ultimi tre anni l’FMI (Fondo Monetario Internazionale), l’Unione Europea, la Russia e una serie di creditori privati hanno previsto per l’Ucraina aiuti per oltre 40 miliardi di dollari. Lo scorso mese di marzo poi, lo stesso Fondo Monetario internazionale ha approvato un “extended fund facility” per 17,5 miliardi di dollari.
Si tratta del decimo programma lanciato per l’Ucraina, dal 1994, caratterizzato da misure molto dure sul piano fiscale che peggiorerebbero ulteriormente il tenore di vita dei cittadini ucraini con un aumento dei prezzi dell’energia e una netta diminuzione delle pensioni. L’aiuto è condizionato però al fatto che l’Ucraina raggiunga un accordo con i creditori per la riduzione del debito.
Ucraina: in debito con Putin
L’accordo con i creditori, privati e non, però sembra essere molto lontano. Il Parlamento Ucraino ha infatti approvato una legge che prevede la sospensione dei pagamenti ai creditori a meno che questi ultimi non si mostrino disponibili a rinegoziare i termini secondo cui i prestiti debbano essere restituiti, con un taglio del debito nominale (haircut) del 40%.
I fondi privati, pur non accettando l’haircut, hanno avanzato una proposta fondata su un allungamento delle scadenze e una riduzione dei tassi di interesse per un risparmio stimato intorno ai 16 miliardi di dollari. Nonostante questo entro il 24 luglio il governo ucraino dovrà saldare con la Russia un debito di 120 milioni di dollari. Putin si è detto non disponibile ad alcuna proroga, i soldi in cassa mancano e il default è vicinissimo.
Il presidente Poroshenko, che in un anno di mandato ha visto aumentare i propri compensi di ben 7 volte, nelle scorse settimane ha dichiarato: “Oggi noi non possiamo permetterci di ripagare i debiti contratti negli ultimi tre anni quando l’Ucraina ha ricevuto 40 miliardi di dollari”. Ancora più preoccupanti le dichiarazioni del ministro degli esteri Natalia Yaresko: “a fine luglio il paese può dichiarare default poiché il 24 luglio scatta il pagamento di un assegno di 120 milioni di dollari riguardanti eurobond emessi dal governo ucraino” sottolineando però che “un default sul debito estero dell’Ucraina non avrebbe un impatto diretto sull’economia del paese”. La situazione sembra comunque essere gravemente compromessa e sull’Europa aleggia lo spettro di un nuovo fallimento, forse annunciato.