Burundi: infine si è arrivati alle presidenziali volute da Pierre Nkurunziza. Elezioni con le quali potrà riprodursi al potere e con le quali potrebbe aprirsi (secondo molti si è già aperta) una nuova guerra civile in questo piccolo paese privo di risorse ma collocato geopoliticamente in una posizione che è una sorta di crocevia per tutti i traffici, i business e le manovre della regione.
Burundi: le elezioni “farsa”
Le elezioni ovviamente sono una farsa. Le vincerà lui, Pierre Nkurunziza che del resto sta mettendo in scena il solito copione africano: se un presidente indice elezioni è certo che le vince. Dall’Africa verso di lui non si è levata una critica: gran parte dei capi di stato del continente, prima o poi, faranno come lui. Come criticarlo?
Dal resto del mondo, dall’Europa si sono levate critiche, l’Unione Europea ha fatto la voce grossa ma di fatto si è trattato di tenui rimproveri. Tutti sanno che dopo le elezioni, dopo un periodo di freddo diplomatico tutto riprenderà come prima. Lo sa anche Nkurunziza che infatti può permettersi di non guardare in faccia nessuno.
Burundi: violenza “scontata”
E’ proprio questo atteggiamento che consente a personaggi come il presidente burundese di violare la costituzione e di sbeffeggiare la comunità internazionale. Non solo il suo caso sarà un esempio per qualunque altro capo di stato che voglia perpetuarsi al potere alla faccia delle leggi e del suo popolo.
Tutti questo è proprio ciò di cui l’Africa non ha bisogno, ed è proprio ciò che i giovani (molti dei quali poi, esasperati, arriveranno in Europa) non sopportano più. Infatti a poche ore dall’apertura dei seggi a Bujumbura si è sparato e si parla già di sommosse per strada.