TASI sulla prima casa e dintorni: una tassa che esiste in (quasi) tutta Europa
E’ tornato nelle agende politiche e dei media. Uno dei temi che ha dominato gli anni 2000, spesso come oggi distraendo da altre problematiche scottanti o servendo come ricarica di consenso per governi dall’appeal un po’ appannato, anche ora, dopo l’annuncio di Renzi sull’intenzione di tagliare ben 50 miliardi di imposte partendo proprio dalla tassa sulla prima casa, torna sotto i riflettori stuzzicando le peculiarità italiane.
E certamente è nota la tendenza degli italiani a essere più legati e a contare più sullo stock di capitale, sulla proprietà di un bene fisico, piuttosto che sul valore aggiunto di una attività produttiva o intellettuale.
Una visione che trova conferma nell‘altissima percentuale, rispetto ad altri Paesi europei, di famiglie che vivono in case di proprietà piuttosto che in affitto. E’ il possesso del bene, e non l’accesso a questo, nonostante i primi passi della sharing economy, che conta.
Se si aggiunge il particolare valore dato alla famiglia e al luogo fisico dove questa si trova, il porto sicuro cui approdare soprattutto in tempi difficili, si capisce il particolare attaccamento al mattone degli italiani, se possibile, aumentato con la grande recessione che attanaglia il nostro Paese dal 2008.
Chiaramente la politica sfrutta questo speciale carattere degli italiani, proponendo ricette che però non trovano simili in Europa, e se veramente la TASI sulla prima casa fosse completamente abolita ci troveremmo a essere in una situazione di assoluta anomalia in Europa e più in generale nel mondo Occidentale. Cosa che normalmente imbarazza i nostri leader politici. Forse ora meno.
TASI sulla prima casa, solo a Malta nella UE non si paga
Di fatto gli unici Paesi in cui non si paga una tassa sulla proprietà di immobili, come viene ampiamente pubblicizzato da molti siti che pubblicizzano la fuga questi “paradisi fiscali” sono i seguenti:
Come si vede all’interno dell’area euro vi è solo la piccola isola di Malta, che molto punta negli ultimi anni sull’attrazione di aziende hi-tech con una bassa tassazione e sul trasferimento di milionari.
Si aggiunge la Croazia, accompagnata dai paradisi fiscali di Monaco e del Liechtenstein. Poi non stupisce vedere luoghi come le isole Cayman, o Dominica e le Seychelles, Paesi ampiamente solo il milione di abitanti che per soddisfare le necessità di gettito interno possono contare su pochi milionari
E naturalmente i Paesi del Golfo, che con gli introiti del petrolio riescono ad evitare una vera e propria tassazione per i propri ricchi cittadini. Sorprende invece la presenza di Israele.
Come si vede è praticamente impossibile per un Paese occidentale avanzato con decine di milioni di persone rinunciare ad una larga base imponibile con un più basso pericolo di evasione fiscale.
Infatti in Europa in particolare in molti Paesi la tassa sulla proprietà rappresenta una delle principali fonti di introiti per gli Stati, ed è l’Inghilterra, forse sorprendentemente per alcuni, è lo Stato in cui le locali imposte sulla proprietà più incidono sul gettito totale, ben l’11,9%.
Segue la Francia con l’8,5%, il Belgio con il 7,5%, il Lussemburgo e l’Islanda con il 7,1%.
Al contrario Estonia, Austria, Repubblica Ceca, Slovacchia e Slovenia contano su queste tasse solo per il 2% delle proprie entrate.
Vediamo meglio dalla seguente mappa (qui sono incluse le tasse sulla casa provenienti anche da donazioni o compravendite o da eredità):
L’Italia è in una fascia media, e spicca come in Germania sia minore l’impatto dell tasse sulla proprietà.
In realtà pensandoci non è difficile capire che è proprio in grandi Paesi poco manifatturieri che diventa indispensabile ricavare un gettito maggiore dalle proprietà, che spesso sono proprio destinazione di investimento dall’estero.
Così vediamo di seguito un confronto tra i Paesi europei dell’impatto sul gettito totale della tassazione sulla proprietà
Francia e Regno Unito sempre in testa, con il 6,2% e 5,7% del gettito proveniente dalla TASI locale, l’Italia con il 3,45%, probabilmente poco sopra la media, considerando che questa è abbattuta dalla Germania.
Rispetto al PIL il peso di questa tassazione diventa importante per l’Italia stessa:
In Italia il peso della tassazione sulla proprietà è del 1,52% sul PIL, meno solo di Francia, Belgio, Regno Unito, Spagna, Grecia.
Calcoliamo tuttavia che la gran parte di questo peso viene dalla tassazione sulle seconde case, vera e propria passione degli italiani, e il peso della tassa sulla prima casa è veramente marginale in confronto.
Il punto centrale che merita di essere sottolineato, e che scaturisce da questi dati, è che in Paesi con un debito inferiore al nostro, una crescita anche ampiamente superiore, una struttura economica sempre più liberista, si pensi a Inghilterra e Belgio, le tasse sulle proprietà, e in primis sulla prima casa, sono ritenute indispensabili.
Il nostro Paese già in altre occasioni si è discostato dal trend europeo, basti pensare al debito abnorme accumulato, alle svalutazioni ripetute ai tempi dello SME, e in tutti i casi non ne è venuto nulla di buono per la nostra economia.