Grecia: il quotidiano greco To Vima, con un racconto un pò romanzato ma in linea di massima credibile, spiega le dimissioni di Varoufakis e la scelta del referendum.
Grecia: il “tradimento” di Putin
Tsipras, sin dai momenti immediatamente successivi alla sua elezione, stava pensando all’uscita del suo paese dalla moneta unica e al ritorno alla Dracma. Il progetto in questione doveva essere realizzato grazie all’importante supporto di Putin, raccontano sul quotidiano greco To Vima. Il momento decisivo si è realizzato circa 2 settimane fa, quando il referendum sul piano dei creditori si stava per concludere. Quella notte Tsipras avrebbe chiesto a Putin di concedergli 10 miliardi di euro così da poter uscire dall’Euro e ricominciare a stampare Dracme.
Tsipras, insomma, voleva assicurarsi una riserva valutaria che avrebbe permesso di scambiare la nuova/vecchia valuta greca. D’altra parte, la scorsa settimana il premier greco per spingere i suoi deputati a votare il piano dei creditori ha ricordato: “non possiamo tornare alla dracma, perché non abbiamo le necessarie riserve“.
Però, quella notte, Putin oltre la promessa di 5 miliardi di dollari per il tratto greco del gasdotto South Stream non è andato, stessa cosa la Cina che si sarebbe rifiutata di finanziare il progetto di Atene con i soldi della Banca dei BRICS.
Varoufakis, principale sostenitore della mossa “russa” in vista di un’uscita dall’Euro, venne licenziato per aver fallito, dunque, le sue dimissioni non furono un gesto espansivo verso i creditori. Allo stesso tempo, il referendum è stato convocato per dare copertura politica alla decisione “epocale” che stava per realizzarsi. Perché Putin non ha aiutato Tsipras? Accordo segreto con la Germania? Forse a pesare di più è stata la paura di scatenare una pericolosa reazione a stelle e strisce, senza contare i problemi relativi alle sanzioni e all’Ucraina.
Grecia: le “amicizie” di Varoufakis
Intanto, l’ex ministro delle Finanze greco Yannis Varoufakis non si arrende e trova nuove alleanze, inaspettate per certi versi, in Europa. “Cari amici tedeschi, un’Europa in cui voi dettate le leggi con un gruppetto di Paesi nordici e baltici al seguito, è inaccettabile per tutti gli altri” le parole sono del controverso Dominique Strauss Kahn, ex pezzo grosso dell’FMI: a parte il messaggio è ancora più significativa la tribuna dalla quale sono state pronunciate, visto che sono apparse sul blog di Varoufakis.
Pare ormai certo che la “strana coppia” Varoufakis-DSK abbia in mente di formare un raggruppamento trans-nazionale di sinistra, radicale e intransigente – anche se “non biecamente marxista-leninista” ha detto l’economista Jean Paul Fitoussi molto vicino a Strauss Kahn – che potrebbe già contare sull’appoggio di economisti del calibro di Stiglitz e James Gailbraith.
Le parole di Strauss Kahn rivolte all’establishment tedesco, contenute sempre nel post apparso sul blog di Varoufakis sanno già di programma elettorale: “voi contate i vostri miliardi, anziché usarli per aiutare chi sta peggio di voi, rifiutate di accettare una peraltro scontata riduzione dei crediti, mettere il risentimento davanti ai progetti per il futuro, voltate le spalle a quello che l’Europa dovrebbe essere, cioè una comunità solidale, a rischio che il castello vi crolli addosso“.