Immigrazione, Alfano: “Sto con i prefetti ma via chi non sa gestire le difficoltà”
“Sono dalla parte dei prefetti che hanno subito un attacco volgare e violento da parte di Salvini e della Lega” perché “mi rendo conto che essere insultati non è una bella cosa”. Arriva direttamente dalla voce del ministro dell’Interno Angelino Alfano la risposta del governo all’Associazione Sindacale dei Funzionari Prefettizi (Sinpref) che ieri – tramite il suo presidente Caludio Palomba – aveva accusato l’esecutivo di “lasciare soli i prefetti sul territorio ad applicare le direttive del governo in tema di immigrazione, spesso in totale opposizione con altri rappresentanti dello Stato, in particolare i sindaci”. “Siamo stanchi di fare i capri espiatori” aveva concluso Palomba, invitando il governo a “tutelare” maggiormente i suoi rappresentanti sul territorio.
Il sindacato dei Prefetti era intervenuto dopo l’indecoroso attacco del vicepresidente del Consiglio Regionale delle Marche, Sandro Zaffiri (Lega Nord), che qualche giorno fa sul proprio profilo facebook aveva attaccato in questo modo il prefetto di Roma Franco Gabrielli, dopo gli scontri di Casale San Nicola: “Gabrielli un porco di un comunista al servizio del Pd attento che ti abbiamo segnato sul nostro elenco. Arriveremo. Olio di ricino te ne darei tanto”. Nonostante il post sia stato cancellato, Zaffiri è stato sospeso ugualmente dalla Lega Nord delle Marche (anche Salvini ne aveva preso le distanze).
Stamani a margine della presentazione del “Piano servizi per l’esodo estivo 2015”, Alfano ha cercato di gettare acqua sul fuoco: “noi abbiamo grande fiducia nei prefetti che hanno dato una prova di straordinaria efficienza negli ultimi 16-18 mesi nella gestione del fenomeno dell’immigrazione”.
Lo stesso Alfano poi è intervenuto anche nello specifico sul caso-Treviso, dove il prefetto Maria Augusta Marrosu è stato silurato proprio dal ministro dell’Interno su ordine del Presidente del Consiglio Matteo Renzi. Oggetto del contendere: la rivolta dei cittadini di Quinto Treviso risalente a giovedì scorso dopo l’arrivo di 101 profughi da sistemare in appartamenti sfitti di un residence del piccolo paese. In mattinata proprio Marrosu ha fatto sapere dalla località estera dove sta trascorrendo le vacanze di avere “la coscienza a posto” perché ha la convinzione di aver fatto a pieno il suo dovere. Sulla questione Alfano ha manifestato tutta la sua rigidità, ribadita dopo l’atteggiamento del governo dei giorni scorsi: “se singolarmente c’è qualcuno che si spaventa di fronte alle polemiche, non ha le spalle larghe per reggere l’urto di questa difficoltà, non ha l’abilità per organizzare in modo manageriale il sistema dell’accoglienza, lo dica chiaramente, faccia un passo indietro oppure ce ne accorgiamo noi e lo sostituiamo”.
Oltre alle accuse nei confronti di Matteo Salvini, Alfano ha inoltre rifilato una frecciata a “quei governatori” che se “avessero avuto il buon senso di dare una mano” avrebbero reso “tutto più semplice”. Riferimento neppure tanto velato nei confronti di Roberto Maroni, Luca Zaia e Giovanni Toti – governatori rispettivamente di Lombardia, Veneto e Liguria – che dalle scorse amministrative ad oggi hanno messo su un fronte comune contro la decisione del governo centrale di redistribuire equamente i migranti tra le diverse regioni italiane.
Lunedì, intanto, il Consiglio Europeo sull’immigrazione aveva partorito un topolino. Non più la redistribuzione vincolante di 40mila immigrati prevista un mese fa dalla Commissione, ma solo 32.256 che verranno smistati negli altri partner Ue provenienti da Grecia e Italia a partire da ottobre prossimo. Un accordo definito “ridicolo” dal presidente del gruppo dei Socialisti Europei all’Europarlamento Gianni Pittella. Nonostante questo, Angelino Alfano si è dichiarato “soddisfatto” perché “un primo passo importantissimo è stato fatto”. Poche ore dopo il Viminale però ha trasmesso i dati sugli sbarchi dal primo gennaio 2015 ad oggi: 85.361. In sostanziale pareggio rispetto allo stesso periodo del 2014 ma le soluzioni di Bruxelles sembrano ancora troppo deboli.
Giacomo Salvini