Tra i 44 imputati rinviati a giudizio nell’ambito dell’inchiesta “Ambiente Svenduto” sul disastro ambientale dell’Ilva di Taranto, c’è anche l’ex governatore della Puglia Nichi Vendola. Il leader di Sinistra Ecologia e Libertà e Presidente della Regione dal 2005 al maggio scorso è accusato di concussione aggravata in concorso con Girolamo Archinà (ex responsabile Rapporti Istituzionali dell’Ilva), Luigi Capogrosso (ex direttore dello stabilimento) e Francesco Merli (avvocato dell’azienda).
La decisione è stata presa al termine della camera di consiglio dal giudice per l’udienza preliminare Vilma Gilli che, oltre a Vendola, ha rinviato a giudizio altre 43 persone fisiche e 3 società (Ilva spa, Riva Fire, Riva). Tra i 44 imputati ci sono anche l’ex vicepresidente di Riva Fire Fabio Riva, l’ex presidente della provincia di Taranto Giovanni Florido, l’ex capo della segreteria di Stefania Prestigiacomo – ai tempi ministro dell’Ambiente – Luigi Pelaggi, il sindaco di Taranto Ippazio Stefano e l’ex presidente dell’Ilva Bruno Ferrante. I fatti contestati dalla procura risalgono al periodo compreso tra il giugno 2010 e il marzo 2011.
Dei cinque imputati che avevano chiesto il rito abbreviato, tre sono stati assolti (l’ex assessore all’Ambiente Lorenzo Nicastro, il carabiniere Giovanni Bardaro e l’avvocato Donato Perrini) mentre il gup ha emesso una sentenza di condanna a 10 mesi per il sacerdote don Marco Gerardo e per l’ex consulente della procura Roberto Primerano.
Il processo inizierà il prossimo 20 ottobre. Tra le ipotesi di reato ci sono anche quelle di associazione per delinquere finalizzata al disastro ambientale, avvelenamento di acque e sostanze alimentari e omicidio colposo per due “morti bianche”.
Nichi Vendola è accusato di aver fatto pressioni sul direttore dell’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente (Arpa), Giorgio Assennato, per favorire l’Ilva minacciandolo di non riconfermarlo dato che il suo mandato sarebbe scaduto nel febbraio 2011. Era stata proprio l’Arpa infatti ad emettere una nota nel giugno 2010 in cui erano state rilevate delle eccessive emissioni di benzoapirene dopo una campionatura. Secondo la Procura fu proprio Vendola a far andare avanti la produzione dell’Ilva nonostante i richiami dell’Arpa. I buoni rapporti tra l’ex governatore e Girolamo Archinà sono provati secondo l’accusa anche da una celebre telefonata in cui i due ridevano a crepapelle di un diverbio tra il patron dell’Ilva Emilio Riva e un giornalista che gli aveva chiesto delle morti dovute all’inquinamento ambientale.
“Sarei insincero se dicessi, come si usa fare in queste circostanze, che sono sereno – ha detto Nichi Vendola dopo aver appreso la notizia – sento come insopportabile la ferita che mi viene inferta da un’accusa che cancella la verità storica dei fatti: quella verità è scritta in migliaia di atti, di documenti, di fatti”. “Io – ha aggiunto – ho rappresentato la prima e l’unica classe dirigente che ha sfidato l’onnipotenza dell’Ilva e che ha prodotto leggi regionali all’avanguardia per il contrasto dell’inquinamento ambientale a Taranto”. Nonostante la delusione per uno sperato “proscioglimento già a conclusione dell’udienza preliminare”, lo stesso Vendola ha assicurato di andare a processo “con la coscienza pulita di chi sa di aver operato per il bene comune” e – credendo “nei valori della giustizia e della legalità” – ha annunciato anche di volersi “difendere nel processo e non dal processo”.
Subito dopo la notizia, il portavoce nazionale dei Verdi italiani Angelo Bonelli ha definito il processo “Ambiente Svenduto” come “il più importante nella storia della Repubblica Italiana”. Nonostante questo, però, i Verdi continueranno a lavorare per risolvere l’annosa questione dell’Ilva di Taranto perché, come ha aggiunto Bonelli, “mentre a Roma si approvano vergognosamente decreti salva Ilva che espugnano Taranto noi continuiamo a sollecitare la necessaria conversione industriale per passare da un’economia dei veleni ad un’economia della vita come accaduto in altri paesi europei come ad esempio a Bilbao e Pittsburgh”.
Giacomo Salvini