Ilva, Vendola dopo rinvio a giudizio: “La vivo come un’ingiustizia”
“La vivo come un’ingiustizia”. Queste le parole dell’ex Presidente della Regione Puglia Nichi Vendola dopo il rinvio a giudizio nell’inchiesta ‘ambiente svenduto’ condotto dalla Procura di Taranto. L’inchiesta è presunto disastro ambientale provocato dall’Ilva. Nelle interviste rilasciate a Corriere, Repubblica e Manifesto Vendola sottolinea la propria innocenza
“Io mi sono sempre battuto per l’ambiente. Per 50 anni nessuno si era mai occupato dell’Ilva. Bastava che mi attenessi a quanto deciso dal governo, e mai sarei in questa situazione. Perché l’inchiesta nasce dai controlli fatti dalla Regione Puglia”.
Vendola: “Torto al buon senso”
“Un torto – secondo Vendola – fatto soprattutto al buon senso. Certo, è vero che tengo molto alla mia storia di pacifista ed ecologista”. “Mi sono sempre sentito in debito con i bimbi di Taranto”. “E ora invece sono accusato di aver chinato la testa davanti al potente che li avvelenava”.
“Mi aspettavo – dice poi l’ex presidente a Repubblica – che fosse scritta una pagina di giustizia. Mi brucia la ferita che viene inferta alla mia storia. È come se ti strappassero la pelle di dosso”. “Sottolineo la fumosità di un’accusa che è stramba: perché avrei dovuto agevolare i Riva? Bastava che non operassi per agevolarli. Invece, ho operato. E per quale tornaconto? Sono uno dei pochi che non era sul libro paga del re dell’acciaio”.
“Mio Governo ha combattuto contro Riva”
“È paradossale – dice poi Vendola sulle pagine del Manifesto – che a finire sul banco degli imputati sia stato il mio governo, che ha combattuto contro un gigante come Riva e non quelli precedenti e tutti quei politici, giornalisti e componenti delle parti sociali che erano a libro paga del gruppo lombardo”.