Ungheria: il caso dei profughi rinchiusi su un treno

Pubblicato il 25 Luglio 2015 alle 12:11 Autore: Stelio Pagnotta
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Ungheria: il paese di Vitkor Orbàn, capo del governo dal 2010 e leader indiscusso del partito Fedesz, continua a far parlare di sé riguardo alle scelte sull’immigrazione. Il primo ministro distante su molti temi dalle politiche europee ha più volte sfidato Bruxelles, volgendo con interesse il proprio sguardo a Mosca.

Ungheria: un vagone con le porte chiuse

Ha suscitato stupore e indignazione, anche oltre i confini nazionali, quanto accaduto il 23 luglio quando decine di profughi entrati nel sud del paese sono stati rinchiusi in un vagone , probabilmente destinato al trasporto di biciclette, di un treno in partenza da Pecs e diretto a Budapest. Al convoglio è stato aggiunta una carrozza in cui sono stati trasportati migranti, perlopiù siriani e afgani, tenuti separati dal resto dei passeggeri e senza possibilità di uscire. I ferrovieri hanno, appunto, serrato le porte e affisso un cartello con scritto “questo vagone viaggia con le porte chiuse”.

Una misura considerata necessaria per evitare che gli immigrati appena registrati come clandestini potessero fuggire e far perdere le proprie tracce. “Questa gente doveva essere fermata e registrata già in Grecia perché sono entrati in Ue da lì. Nei Balcani non c’è nessuna guerra , hanno pagato dei trafficanti in Serbia e sono stati trasportati fino al confine ungherese” ha dichiarato il vice-premier Janos Lazar. Alcuni media ungheresi sono insorti criticando fortemente l’episodio e sottolineando il parallelismo con quanto accaduto nel 1944 con la deportazione in treni blindati di mezzo milione di ebrei ungheresi.

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Ungheria: “l’immigrazione è pericolosa”

Si tratta però di un episodio che , seppur fortemente criticato , non sorprende se si considera la linea politica adottata dal premier Orbàn in materia di immigrazione. L’Ungheria è infatti l’unico paese che ad oggi non ha accolto ancora nessun migrante nonostante l’accordo raggiunto lo scorso giugno dall’Unione Europea. L’intesa prevede che l’Europa nei prossimi due anni debba farsi carico di 40mila profughi provenienti da paesi terzi senza specificare la ripartizione tra i singoli Stati, prevedendo però una parziale esenzione proprio per l’Ungheria.

Da tempo il governo di Budapest porta avanti una dura campagna contro l’immigrazione sostenendo la necessità di regole più severe per poter fermare, recludere ed espellere immediatamente gli immigrati illegali. Il 9 giugno il Consiglio d’Europa, con un atto formale, aveva bocciato la gestione del fenomeno da parte del governo ungherese esprimendo preoccupazione per gli atti di violenza razzista contro i richiedenti asilo, i rom e i migranti in generale.

Inoltre, nel mese di giugno il premier ungherese ha annunciato la volontà di costruire un muro ai confini con la Serbia entro novembre 2015; una barriera alta quattro metri e lunga 175 km per limitare l’afflusso dei profughi lungo la cosiddetta “rotta dei Balcani” verso l’Europa occidentale. “Non vogliamo che l’Ungheria diventi un campo per migranti, l’immigrazione è pericolosa”, aveva dichiarato Victor Orbàn. Secondo le stime , nel 2014, sono arrivati in Ungheria oltre 80mila clandestini, ma oltre il 90% di loro ha proseguito il proprio viaggio verso altri paesi dell’Unione Europea.

L'autore: Stelio Pagnotta

Classe 1988, laureato in giurisprudenza ho frequentato un master in management della comunicazione pubblica. Scrivo per diletto,amo lo sport, concilio queste due passioni collaborando con la sezione sportiva del termometro politico.
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