Danimarca: come ogni anno nelle isole Far Oer si consuma il rito del “grindadrap” durante il quale vengono massacrate centinaia di balene con lance e coltelli. Alcuni gruppi per i diritti degli animali hanno inaugurato la campagna mediatica #boycottdenmark.
Danimarca: il massacro delle balene
Vengono attirate in centinaia, una volta spiaggiate, contro le balene si scatena una violenza fuori controllo – va avanti così da secoli sulle isole Far Oer, territorio sotto giurisdizione danese, la tradizione finora non è mai stata messa ufficialmente in discussione.
Gli animalisti dell’associazione Sea Shepard hanno filmato l’ultimo Grindadrap (sostanzialmente traducibile con “mattanza”), l’annuale massacro dei cetacei è stato ancora una volta brutale: sono 5 gli attivisti, parte dell’equipaggio della nave Brigitte Bardot, arrestati dalle autorità danesi per aver tentato di impedire la sanguinolenta macellazione delle oltre 250 balenottere catturate solo nella giornata di venerdì. Dopo lo smembramento, le parti del loro corpo diventeranno una merce pregiata da vendere in tutte le isole dell’Atlantico del Nord.
L’Ue ha da tempo messo al bando la caccia alle balene, d’altra parte Copenaghen ha sempre ribadito di voler preservare la tradizione di queste remote isole in quanto solo marginalmente dannosa per l’ambiente. Anche secondo alcune autorevoli organizzazioni di studiosi, come la MarineBio Conservation Society, nonostante non si conosca con precisione il numero della popolazione di “balene pilota” (Globicephala, ndr) “è certo che la specie non sia in pericolo“.
Danimarca: la campagna di boicottaggio
Secondo i dati in possesso di Campaign Whale, associazione no profit che si occupa della salvaguardia di alcune specie marine tra cui proprio la Globicephala, ogni anno in Danimarca vengono uccisi in media 800-1000 esemplari di “balena pilota”. La caccia e le uccisioni avvengono sotto la “protezione” più o meno esplicita della marina danese, precisano dalla Sea Shepard: gli animali vengono considerati fondamentali per l’economia delle Far Oer. Tuttavia, mai come in questo momento è stata così forte l’opposizione a tale pratica: a testimonianza di ciò la diffusione dell’hashtag #boycottdenmark su Twitter.
Le ragioni dell’opposizione a tale pratica, però, non sono solo di natura strettamente “ambientalista”. Sebbene ancora la balena rappresenti un’importante alimento nella dieta e nella cultura dei faroeresi, sin dal 1977 diversi studi hanno rilevato un aumento della contaminazione da mercurio e organochlorine (pesticidi, per dirla in brevi termini) nella carne, nel grasso, nel fegato e nei reni dell’animale.
In particolare, una ricerca risalente al 2012, riportata sul sito PubMed, evidenzia una stretta connessione tra il consumo di Globicephala e lo sviluppo del Morbo di Parkinson, dell’ipertensione e dell’arteriosclerosi, oltre che del diabete di tipo 2. Gli autori raccomandano di evitare il consumo della carne di balena soprattutto alle donne incinta e alle mamme che allattano: è dimostrato come una prolungata esposizione al mercurio influisca negativamente sullo sviluppo del sistema nervoso e alteri la pressione sanguigna del feto, oltre a causare problemi al sistema immunitario del neonato, visibili ancora nella prima adolescenza.