Ieri il premier Matteo Renzi ha tuonato contro i disservizi a Pompei e negli aeroporti. Entrambi causati da scioperi sindacali. “Non ce l’ho con i sindacati – chiarisce Renzi – Ma se continua così dovremo difenderli da se stessi. L’assemblea di Pompei, in quelle modalità, in quelle forme, è semplicemente scandalosa. Vedere tutto il lavoro fatto per salvare il sito e quindi i posti di lavoro a Pompei, un’assemblea sindacale blocca all’improvviso migliaia di turisti sotto il sole o vedere che dopo le nottate insonni per coinvolgere Etihad e evitare il fallimento di Alitalia, gli scioperi dei lavoratori di quell’azienda rovinano le vacanze a migliaia di nostri concittadini, fa male. C’è bisogno di buon senso, ragionevolezza, buon senso e rispetto”.
Al premier ha risposto il segretario generale della Cisl, Annamaria Furlan. “Invece di sollevare polveroni, il governo farebbe bene a cambiare alcune regole. Non per aiutare noi, ma per aiutare tutti”. Per il segretario Uil, Carmelo Barbagallo “Renzi ha ragione a criticare certe forme di lotta che sono un boomerang per i lavoratori, però sbaglia ad attaccare indistintamente i sindacati come se avessero tutti le stesse responsabilità nel caos attuale”.
Scioperi sindacali, Delrio: “Danneggiano il Paese”
Oggi sull’argomento è intervenuto anche il ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio. “La metropolitana di Roma e il sito di Pompei hanno qualcosa che le mette sullo stesso piano, sono beni comuni, appartengono alla collettività. E quindi credo sia giusto far rientrare la fruizione dei beni culturali tra i servizi pubblici essenziali. In modo da proteggerli meglio da quelle iniziative di protesta, non sempre legittime, che finiscono per danneggiare tutto il Paese”.
“Lo sciopero – spiega Delrio in un’intervista al Corriere della Sera – è un diritto tutelato dalla Costituzione e quindi credo sia meglio evitare un intervento diretto del governo. In Parlamento ci sono già diverse proposte di legge, le accompagneremo verso l’approvazione con il coinvolgimento di tutti”. “Su argomenti così delicati – dice l’ex sindaco di Reggio Emilia – è giusto ragionare al di sopra degli schieramenti. Si può partire dalle proposte dei senatori Maurizio Sacconi e Pietro Ichino, ad esempio, e c’è anche una proposta di iniziativa popolare”.
Se il punto di partenza rimane la possibilità di poter fare sciopero solo se proclamato da chi rappresenta il 50% più uno dei lavoratori del settore? “Sì, come sono convinto che il referendum preventivo fra i lavoratori sia una buona idea”. Riflette poi su quanto avvenuto a Roma; l’ipotesi che stop e ritardi siano stati dolosi? “Almeno in parte credo proprio di sì. Una cosa è chiedere un contratto collettivo che non venga rinnovato ogni dieci anni senza dover aspettare la Corte costituzionale, una cosa è volere regole più chiare sulla formazione e l’aggiornamento. Un’altra è timbrare il cartellino e poi non lavorare come il contratto impone. Chi non rispetta le regole – continua Delrio – non sta protestando ma sta facendo un atto di sabotaggio, di spregio verso il bene pubblico. Con loro si deve essere molto duri, nessuna timidezza”.