Cosa serve per fare uno sciopero? La maggioranza. Farà discutere la nuova proposta avanzata dal giuslavorista Pietro Ichino, onorevole PD, che potrebbe diventare un nuovo terreno di scontro tra governo e sindacati.
Secondo la proposta Ichino, ci sarebbero due strade per indire uno sciopero, a seconda del “peso” del sindacato che lo promuove. Nel primo caso, può essere indetto se le sigle sindacali promotrici rappresentano la maggioranza dei dipendenti del settore/azienda coinvolti nello sciopero. Nel secondo caso – cioé in caso di sciopero indetto da sindacati minoritari – servirà un referendum aziendale apposito, con una doppia soglia. Per essere valida, infatti, la consultazione dovrà vedere la partecipazione della maggioranza dei dipendenti dell’azienda. E per il “sì” allo sciopero servirà il 50%+1 dei votanti.
Sciopero con parsimonia
Il governo sembra d’accordo, come spiegato dallo stesso Ichino, che pone alla base del ddl la necessità di utilizzare lo sciopero con parsimonia, riprendendo le parole di Vittorio Foa, padre costituente e figura di spicco del sindacato italiano, e sottolineando “l’eccezionalità di una forma di protesta che ormai è diventata routine, uno strumento per il regolamento di conti fra sigle”. Che ha portato, secondo gli ultimi numeri, a 1233 stop nel solo 2014 (-46 rispetto al 2013), ovvero più di 3 scioperi al giorno in media.
Ichino spiega meglio la proposta con alcuni esempi: “Per capirsi, uno sciopero come quelli di Alitalia o della metro di Roma in questi giorni non sarebbe consentito”, in quanto piloti (di Alitalia) e macchinisti (della metro) non rappresentano il 50% dei dipendenti delle rispettive aziende. Il ddl, presentato al Senato il 14 luglio, ne aggiorna uno già presentato da Ichino nel 2008 ed è simile ad una proposta del 2014 dell’ex ministro Maurizio Sacconi. Il ddl al momento interessa solo il trasporto pubblico, ma potrebbe essere esteso anche ai beni culturali, in risposta alle ultime polemiche riguardo all’assemblea di Pompei.