Tutte le strade che conducono a Roma: Ignazio Marino, i guai di una giunta comunale e le spire del Laocoonte
Il New York Times ha recentemente indetto una campagna web, all’interno dell’edizione internazionale del quotidiano, invitando gli utenti a condividere informazioni e contenuti circa il disastro dell’ornato civico capitolino. La morsa soffocante che stringe come un Boa constrictor la giunta di Ignazio Marino (di cui non farà più parte Sel) si articola oggi su almeno due spire sempre più difficilmente allentabili.
La gestione dei rifiuti
La prima grande stretta mortale sembra essere la questione dei rifiuti e del loro smaltimento. La discarica di Malagrotta, che fino a qualche tempo fa rappresentava il grande bacino di reperimento e dislocamento dell’immondizia romana, risulta ormai commissariata da tempo e la S.p.A. romana Ama non sembra in grado di gestire al meglio, stante l’enorme quantità di pattume presente ad oggi nella capitale, una situazione difficile. Eppure era stato proprio il primo cittadino della capitale Ignazio Marino a decantar la chiusura della suddetta discarica e la razionalizzazione economica della società di gestione e cura del verde pubblico: “Abbiamo rotto un monopolio che durava dal 1963, con la chiusura di Malagrotta, interrotto 58 bandi sospetti destinati al decoro e al verde pubblico, riportato in Ama efficienza e spirito di servizio. Non è ancora abbastanza, lo sappiamo, la città non è ancora pulita come dovrebbe. Ma il lavoro fatto, ripartendo dalle fondamenta, permetterà nelle prossime settimane e nei prossimi mesi di vedere risultati concreti”.
Manlio Cerroni, l’ex re dei rifiuti capitolini finito sotto inchiesta da parte della procura di Roma e successivamente estromesso dalla giunta del Campidoglio, ha posto, in una intervista rilasciata a Il Tempo, serie accuse alla programmazione organizzativa della macchina comunale.
“Nessuno mi ha mai dato la colpa, perché con me le cose funzionavano. Questi non sanno che la città era pulita proprio perché c’era la discarica di Malagrotta: gli autisti del Comune pur avendo poche macchine, lavoravano senza sosta, con efficienza. Con un mezzo facevano tre viaggi e risolvevano il problema, adesso invece caricano la monnezza e poi non sanno più dove portarla. Ma ancora non l’avete capito? Come devo dirvelo? Nella Capitale d’Italia manca la discarica di servizio”.
La mossa di Gassmann
Nel frattempo, sulla rete e nella galassia dell’associazionismo civile, si sono attivate le reazioni dei cittadini romani. Ha avuto molto successo, in pochissime ore, una campagna lanciata attraverso il network sociale Twitter dall’attore Alessandro Gassmann.
L’iniziativa contro il degrado cittadino ha repentinamente raccolto centinaia di proseliti raggiungendo un alto livello di diffusione all’interno del vasto panorama della rete. Così si è espresso in proposito Gassmann attraverso la sua pagina ufficiale di Twitter: “Roma sono io. Armiamoci di scopa, raccoglitore e busta per la mondezza e ripuliamo ognuno il proprio angoletto della città. Daremmo un esempio di civiltà a chi ci governa ed a chi ci insulta, ne saremmo fieri ed obbligheremmo l’amministrazione a reagire”.
Non tutte le frange della società civile romana hanno però aderito alla proposta dell’attore. Non son stati pochi, infatti, i pareri di chi ha ritenuto possa trattarsi di una “distorsione della politica comune” la quale farebbe gravare il bisogno di un ambiente urbano pulito sopra le spalle esili di uno sterile volontarismo giustificando, di fatto, l’incompetenza dell’amministrazione.
Problema del bilancio
La seconda grave sinusoide che cinge le membra del “Laocoonte-Ignazio Marino” e della sua giunta ha un nome, un cognome ed è costellata da alcune cifre preoccupanti di bilancio. Il nome è quello di Silvia Scozzese. Pezzo pregiato della giunta capitolina, l’assessore al Bilancio si è dimesso poco prima dell’approvazione del conto consolidato della capitale. Tale bilancio, ad oggi, corrisponderebbe a un non incoraggiante conguaglio di 6 miliardi di euro, comparabili alla gestione di un piccolo Stato periferico. Le dimissioni della Scozzese seguono a ruota quelle dell’ormai ex assessore alla Mobilità Guido Improta. Con un evento come quello del Giubileo alle porte, i lavori di riqualificazione della metropolitana non coperti dai conguagli in attivo per ciò che riguarda le carrozze dei treni ed alcuni gorghi nei conti economici del Campidoglio relativi alle sue partecipate, in primis Atac in cui gli avanzi di bilancio primario battono bandiera rossa da mesi, il tempo per pensare alle prossime mosse politiche senza soccombere alla morsa del serpente, proprio come toccò in sorte a Laocoonte, sembra ormai, per Marino, davvero poco.
Riccardo Piazza