Israele: gli scontri sulla Spianata delle Moschee
Israele: scontri tra la polizia israeliana e giovani palestinesi sulla Spianata delle Moschee innalzano nuovamente la tensione a Gerusalemme, in occasione della festività Tisha B’Av.
Israele: gli scontri sulla Spianata delle Moschee
Domenica 26 luglio la polizia israeliana ha fatto irruzione nella moschea Al-Aqsa, sulla Spianata delle Moschee, per confrontare dozzine di giovani palestinesi che, al fine di prevenire l’ingresso alla Spianata da parte dei fedeli di religione ebraica nel giorno di Tisha B’Av, sin dal giorno precedente avevano eretto delle barricate e predisposto pietre, fuochi d’artificio e bottiglie incendiare.
Ancora poco chiara la dinamica degli scontri. Secondo la polizia israeliana, gli scontri sarebbero iniziati dopo che alcuni Palestinesi avrebbero cominciato a tirare sassi e fuochi d’artificio contro la polizia stessa. Secondo altre fonti, i lanci sarebbero stati diretti ai fedeli di religione ebraica.
Dopo le prime pietre, secondo la ricostruzione della polizia, i giovani palestinesi si sarebbero ritirati all’interno della moschea Al-Aqsa, protetti da barricate erette il giorno precedente e avrebbero continuato a lanciare sassi e mattoni contro le forze israeliane. Alcuni agenti avrebbero allora deciso di irrompere all’interno dell’edificio sacro, smantellando le barricate ed arrestando alcuni tra i presenti. Una decina tra agenti e Palestinesi sarebbero rimasti contusi. Secondo fonti palestinesi, le forze israeliane avrebbero fatto uso di gas lacrimogeni.
Successivamente agli scontri la situazione è tornata alla normalità. Migliaia di fedeli di religione ebraica hanno gremito la spianata dinnanzi al Muro del Pianto e la polizia israeliana ha dichiarato soddisfatta di aver ristabilito l’ordine. La festività Tisha B’Av commemora la distruzione, nel 70 d.C., del secondo tempio di Gerusalemme da parte dei Romani.
Israele: le dichiarazioni ufficiali
Secondo il portavoce della polizia Micky Rosenfeld, la polizia non avrebbe fatto propriamente irruzione, ma si sarebbe addentrata dentro l’edificio sacro per pochi metri, solamente al fine di chiudere le porte. Un comunicato della polizia, successivo agli scontri, fa intendere che non vi sarà nessuna tolleranza da parte delle forze dell’ordine israeliane nei confronti di episodi volti a destabilizzare lo status quo.
Il Presidente Resuven Rivlin ha espresso la più totale solidarietà con le forze dell’ordine, dichiarando ogni tentativo volto ad impedire la preghiera da parte dei fedeli di religione ebraica, sarà soppresso.
D’altro canto, Mahmoud Habash, Ministro dell’Autorità Nazionale Palestinese, ha affermato che Israele starebbe tentando di far precipitare la situazione in una spirale di violenza di matrice religiosa.
Non è, infatti, così lontana la “passeggiata” dell’allora leader dell’opposizione israeliana, Ariel Sharon, sulla Spianata delle Moschee che, nel 2000, aveva scatenato la sanguinosa Seconda Intifada.
Israele: i raid in Cisgiordania
Il futuro non appare certo roseo se si considerano, inoltre, svariati episodi verificatisi nell’ultima settimana. Varie retate delle forze israeliane, l’ultima a Qualandya, lunedì 27 luglio, hanno fatto registrare un bilancio di almeno tre palestinesi morti: Mohammed Abu Latifa, 18 anni, proprio nel corso dell’ultima retata; Faleh Hamed Zemel Abu Maria, 53 anni, ucciso giovedì 23 luglio dalle forze israeliane nel sud della Cisgiordania, mentre si opponeva all’arresto del proprio figlio; Mohammed Ahmed Alauna, 21 anni, ucciso dall’esercito israeliano nel villaggio palestinese di Burkin, mercoledì 22 luglio.
Come se non bastasse, appare imminente l’esproprio forzato dell’intero villaggio arabo di Khirbet Susiya, nel sud della Cisgiordania, onde consentire, a detta della principale emittente radiofonica delle colonie israeliane, Arutz 7, degli scavi archeologici, e nonostante le pressioni degli Stati Uniti e dell’Unione Europea affinché i 340 palestinesi non venissero espulsi.
Israele: tra religione e legge
Ma il movente religioso appare sempre più pressante. Proprio lunedì 27 luglio, all’indomani degli scontri tra polizia israeliana e Palestinesi, sulla Spianata delle Moschee, le forze dell’ordine hanno arrestato un giovane ebreo che avrebbe proferito ad alta voce insulti contro il profeta Maometto. Si tratta del secondo attacco verbale all’Islam nel giro di pochi giorni. Giovedì 23 luglio, una donna ebrea, in visita al Monte del Tempio, avrebbe gridato, all’indirizzo di alcune donne musulmane, “Maometto è un maiale”. Le donne palestinesi avrebbero risposto “Dio è grande” e “a morte gli Ebrei”. La polizia israeliana ha arrestato la giovane ebrea, accusandola di istigazione.
Da ultimo, non vanno tralasciati gli ultimi sviluppi legislativi in Israele. Il 20 luglio la Knesset ha approvato una modifica al Codice Penale che inasprisce la pena per il lancio di pietre contro oggetti in movimento. D’ora in poi, i palestinesi israeliani e gli abitanti di Gerusalemme Est, potranno essere condannati, per tale condotta, alla pena della reclusione fino a 20 anni. Un emendamento che importa in territorio israeliano la stessa legislazione per decreti che l’esercito applica già da molto tempo in Cisgiordania.